
Iniziativa del caos: una minaccia al benessere e alla stabilità della Svizzera
16.12.2025
A colpo d'occhio
- Un limite rigido alla popolazione genererebbe una forte incertezza, poiché aggraverebbe la carenza di manodopera e metterebbe ulteriormente sotto pressione il nostro sistema di previdenza per la vecchiaia.
- L’iniziativa ignora le sfide demografiche e crea ulteriore burocrazia, incertezza e instabilità.
- Invece di limiti rigidi, sono necessarie misure mirate per aumentare la produttività e valorizzare meglio il potenziale interno.
Il Consiglio degli Stati ha respinto nella sua seduta odierna l’iniziativa dell’UDC «No a una Svizzera da 10 milioni! (Iniziativa per la sostenibilità)». Si tratta di un segnale importante. Quella che a prima vista può sembrare una soluzione alle questioni legate all’immigrazione si rivela, in un’analisi più approfondita, un pericoloso boomerang: l’iniziativa minaccia seriamente il benessere, l’approvvigionamento e la stabilità della Svizzera. A giusta ragione la politica definisce questa proposta “iniziativa del caos”.
In caso di approvazione, il caos sarebbe inevitabile
Particolarmente problematico è il fatto che l’iniziativa prevede di limitare in modo permanente la popolazione a un massimo di 10 milioni di persone. Già al raggiungimento di 9,5 milioni di abitanti dovrebbero entrare in vigore restrizioni drastiche. Con un limite rigido di questo tipo, la Svizzera precipiterebbe nel caos. Nei prossimi anni andranno in pensione molte più persone di quante ne entreranno nel mercato del lavoro. Di conseguenza, un numero sempre minore di attivi dovrebbe sostenere un numero sempre maggiore di pensionati. Se l’immigrazione di lavoratori di cui c’è urgente bisogno venisse bloccata, la Svizzera finirebbe in un circolo vizioso: nei ristoranti e negli alberghi, negli ospedali, nei chioschi, al Politecnico federale di Zurigo o nell’economia d’esportazione – ovunque mancherebbero lavoratori stranieri. L’iniziativa aggrava la già esistente carenza di manodopera e sottopone il nostro sistema di previdenza per la vecchiaia a un’ulteriore pressione. La qualità della vita di tutti diminuirebbe e il benessere della Svizzera sarebbe seriamente minacciato. Senza immigrazione, inoltre, incombono un forte peggioramento dell’approvvigionamento e gravi difficoltà nel finanziamento delle assicurazioni sociali.
Una non-soluzione da cui nascono nuovi problemi
Invece di affrontare in modo costruttivo le reali sfide legate all’immigrazione, l’iniziativa crea numerosi nuovi problemi. L’evoluzione demografica – con un numero crescente di pensionamenti e un tasso di natalità in calo – rende indispensabile un’immigrazione controllata. Questa, però, continuerebbe ad avere luogo anche se la Svizzera dovesse disdire la libera circolazione delle persone, come richiesto dall’iniziativa. Invece di lasciare che sia la domanda delle imprese a garantire un’immigrazione legata al mercato del lavoro, verrebbe probabilmente introdotto un sistema di contingenti, già in vigore in Svizzera prima dell’introduzione della libera circolazione delle persone.
Un ritorno a questo sistema inefficiente aumenterebbe la burocrazia e renderebbe più costoso il reclutamento, senza limitare efficacemente l’immigrazione. Rimane inoltre poco chiaro quali settori dovrebbero in futuro rinunciare a lavoratori stranieri di cui vi è urgente bisogno. Per il futuro della ricerca, della ristorazione e dell’industria alberghiera, del sistema sanitario e dell’economia d’esportazione, ciò rappresenterebbe un duro colpo. La politica sarebbe costretta a reagire con restrizioni sempre più severe e misure d’emergenza, con il risultato di generare ulteriore incertezza e instabilità.
Conclusione: un boomerang per la Svizzera
L’iniziativa del caos non risolve alcun problema, ma crea nuovi rischi per il benessere, l’approvvigionamento e la stabilità sociale. Invece di limiti rigidi, servono misure mirate per aumentare la produttività, sfruttare meglio il potenziale di manodopera interno e attuare con coerenza le politiche in materia di asilo, alloggi e infrastrutture. Solo in questo modo la Svizzera potrà rimanere anche in futuro una piazza economica attrattiva e prospera. Una politica che aggrava la carenza di manodopera e, allo stesso tempo, mette a rischio le relazioni con l’UE compromette la qualità della vita e il benessere di tutte le persone che vivono in Svizzera.
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