# 11 / 2016
11.11.2016

Le false promesse dell’iniziativa «Moneta intera»

Sono i piccoli risparmiatori a pagarne le conseguenze

Libertà di scelta limitata

In caso di realizzazione del sistema a moneta intera la popolazione elvetica non solo dovrebbe considerare il rischio di una crisi monetaria, ma dovrebbe anche sostenere costi importanti. Infatti, in quel caso il cliente di una banca potrebbe scegliere solo tra un conto di pagamento in moneta intera, sicuro ma privo di interessi e soggetto a commissioni, o un deposito di risparmio, su cui riceverebbe degli interessi, ma che sarebbe esposto a un certo rischio e non potrebbe essere utilizzato per scopi di pagamento. Il conto a vista, oggi ampiamente utilizzato dai clienti, sarebbe vietato. I promotori dell’iniziativa presentano questo divieto come una novità positiva, ma sembrano dimenticare che la scelta di avere un conto a vista può essere frutto di una riflessione razionale e consapevole dei risparmiatori. Infatti, la sicurezza non è l’unico criterio di scelta di un conto bancario. I clienti dei conti a vista probabilmente apprezzano il fatto di poter ritirare il denaro praticamente in qualsiasi momento, e allo stesso tempo di ricevere in condizioni normali degli interessi, come risarcimento del rischio di trovarsi, in casi estremi, a non poter ritirare tutti i loro risparmi. Un sondaggio su questo argomento ha dimostrato che i clienti che scelgono un conto a vista non lo fanno inconsapevolmente, ma sono ben coscienti dei rischi, come ha risposto l’88% delle persone interrogate a tal proposito, nonostante questo i promotori dell’iniziativa desiderano vietare i conti a vista, e quindi costringere i clienti a rinunciare ai relativi vantaggi.
In un sistema a moneta intera, un investitore che volesse scegliere la variante del deposito di risparmio, soggetta a rischi, dovrebbe lasciare il suo denaro alla banca per un determinato intervallo di tempo, e per tutto quel periodo non ne potrebbe disporre. Infatti, la pratica attualmente diffusa che prevede per i depositi di risparmio un limite di ritiro di diverse decine di migliaia di franchi, che rende disponibile in qualsiasi momento una parte dei propri risparmi, non sarebbe più compatibile con la Costituzione: l’iniziativa, per distinguere chiaramente i conti di pagamento dai depositi di risparmio, prevede che la Banca nazionale fissi per i depositi di risparmio un periodo minimo di permanenza. Questo porterebbe proprio le aziende che dispongono di liquidi a scegliere sempre più spesso il conto di pagamento, privo di interessi e soggetto a commissioni, per non incorrere in problemi di liquidità. Un’esigenza futura di liquidi imprevista e urgente creerebbe grossi problemi sia all’economia che alle persone fisiche. Se ad esempio si subisce un incidente e la propria auto riporta gravi danni, per comprarne una nuova l’unica via possibile è ottenere un credito, se sul conto di pagamento non c’è abbastanza denaro. In casi come questo sarebbe necessario costituire degli accantonamenti sul conto di pagamento, per poter disporre di liquidità in previsione di ogni eventualità.
 

I costi occulti della moneta intera

Una banca dovrebbe gestire la moneta intera dei suoi clienti al di fuori del bilancio. In questo modo le sarebbe vietato di utilizzare i conti di pagamento come fonte di finanziamento per i crediti. In queste condizioni, come potrebbe coprire i costi di gestione del conto? Numerose prestazioni oggi parzialmente gratuite dovrebbero essere addebitate al cliente. Le commissioni per la gestione generale del conto, i bonifici, le fatture o i prelievi agli sportelli automatici diventerebbero tutti servizi a pagamento, a carico del cliente. Per avere un’idea di quali sarebbero i costi sul lungo termine in presenza di un sistema a moneta intera basti pensare alla politica dei tassi d’interesse bassi della BNS. Le commissioni diventano sempre più alte e sempre più numerose, come possono facilmente notare i piccoli risparmiatori.
Ci sarebbe poi da aspettarsi un ulteriore aumento dei costi per le banche, legato al profilo dei finanziamenti, che in ultima analisi ricadrebbe sui clienti. Infatti le banche probabilmente ricorrerebbero ad altre fonti di finanziamento, ad esempio il mercato dei capitali o i depositi di risparmio, cosa che però comporterebbe costi mediamente più elevati per il finanziamento con capitali di terzi, in particolare per gli istituti di credito più piccoli e di portata regionale, che hanno un accesso ridotto al mercato dei capitali internazionale. Già Adolf Jöhr, primo segretario generale della BNS, aveva messo in guardia da questa logica conseguenza del divieto per le banche private di emettere banconote, e un divieto della moneta scritturale, date le circostanze simili, comporterebbe gli stessi effetti.
Alcune banche a causa dell’incremento dei costi e delle difficoltà legate agli addebiti potrebbero decidere di non offrire più alcun conto di pagamento, poiché la gestione dei conti di pagamento comporta costi fissi elevati, e quindi i clienti, in particolare i piccoli risparmiatori, avrebbero un margine inferiore di scelta. Nella più probabile delle ipotesi, insomma, sarebbero i piccoli risparmiatori a pagarne le conseguenze, che dovrebbero o affidare il loro capitale a una banca per una durata minima fissata dallo Stato, oppure pagare delle spese importanti per il loro conto corrente con, in più, una scelta limitata di istituti bancari.
 

Lo Stato con i suoi interventi lascerebbe la patata bollente nelle mani delle banche, che si troverebbero a poter offrire i loro servizi solo ai clienti benestanti. Visto che la Confederazione, ai sensi del testo proposto dall’iniziativa, sarebbe tenuta a garantire al mondo dell’economia la fornitura dei servizi finanziari, e per farlo potrebbe scostarsi dal principio della libertà di mercato, la politica potrebbe emanare delle normative in materia di prezzi atte a costringere gli istituti finanziari a gestire un conto in moneta intera per tutti. E peggio ancora, questo potrebbe spianare la strada a una nazionalizzazione completa del sistema bancario.