# 5 / 2017
08.05.2017

Il punto sulla situazione della professione di ingegnere

Conclusione

L’indagine realizzata congiuntamente da Swiss Engineering ed economiesuisse mostra che la penuria di ingegneri in Svizzera è un problema strutturale. Il numero di diplomati che terminano questo tipo di formazione è insufficiente. Se oggi è possibile contrastare questa penuria, ciò è dovuto unicamente alla libera circolazione delle persone con l’UE. Ma numerose imprese preferiscono visibilmente i diplomati di un’alta scuola svizzera. Si può supporre che i datori di lavoro siano soddisfatti della qualità delle formazioni dispensate in Svizzera o che apprezzino che un candidato padroneggi una seconda lingua nazionale e conosca già le prescrizioni legali che si applicano. Per queste ragioni, ma anche perché diventerà sempre più difficile assumere degli ingegneri stranieri vista l’evoluzione demografica in Europa, la Svizzera deve aumentare il numero degli ingegneri. In questo modo esiste il rischio di creare un «ciclo del maiale», in altre parole che un numero troppo importante di giovani scelgano di diventare ingegneri e che questo sfoci in un’offerta eccessiva. Da anni si deplora una penuria di ingegneri di tipo strutturale. Senza contare che degli studisegnalano che la scelta di un certo tipo di studi da parte dei titolari di una maturità in Svizzera non è influenzato dalla penuria di manodopera sul mercato del lavoro. Non basta dunque che i media e l’economia segnalino un problema.

Come mostrano altri studi, la promozione dei settori MINT nelle aule scolastiche è necessaria ma non sufficiente per realmente suscitare delle vocazioni a favore dei relativi corsi. L’immagine della professione e del settore nonché delle personalità modello sono altrettanto importanti. L’obiettivo dev’essere in primis che un maggior numero di giovani scelga la professione di ingegnere e, secondo, mantenere il più possibile questi ingegneri nella loro professione. È un compito collettivo: la penuria di ingegneri può essere superata unicamente grazie agli sforzi combinati di attori statali, datori di lavoro e lavoratori.