Piazza economica svizzera: evitiamo esperimenti dall’esito incerto

Mai come ora la Svizzera si posiziona così brillantemente nel contesto della concorrenza internazionale tra piazze economiche. E’ quanto risulta non solo dall’ultimo rapporto dell’IMD-World Competitiveness Center, ma anche da studi comparabili del WEF o della Danish Industry. . Nelle diverse graduatorie in materia di competitività delle nazioni, il nostro paese occupa costantemente uno dei primi ranghi. Questo non è frutto del caso: nel corso di questi ultimi anni, la Svizzera ha mantenuto gli atout tradizionali della sua piazza economica.
Questi ultimi comprendono un mercato del lavoro liberale associato ad un sistema di formazione duale che funziona, uno sviluppo della rete di accordi di libero scambio anche con mercati emergenti, la priorità data a misure economicamente redditizie in materia di efficienza energetica e di politica del clima, finanze pubbliche solide grazie all’introduzione del freno all’indebitamento e programmi di risparmio, riforme fiscali a livello cantonale e federale per rafforzare l’attrattività della piazza economica e una politica di crescita basata sulla concorrenza.

​Nonostante questi successi che fanno parlare molto a livello internazionale, si moltiplicano i segnali nella Berna federale di un allontanamento da questa politica di crescita fruttuosa: l’attrattivo principio dell’apporto di capitali viene inutilmente limitato e viene si propone l’uscita dal nucleare in mancanza di alternative valide. Nel campo del diritto economico, l’iniziativa «contro le retribuzioni abusive» minaccia di provocare un’eccessiva regolamentazione, l’iniziativa dell’ASNI paralizzerebbe la nostra dinamica politica estera e tre iniziative sull’immigrazione cercano di limitare la libera circolazione delle persone. Infine, vengono lanciati da più parti nuovi progetti che provocano spese supplementari. Tutti questi elementi costituiscono esperimenti pericolosi per il nostro paese. L’esperienza ha mostrato che, in particolari nei periodi di turbolenza, occorre ridefinire gli obiettivi, anche se questi ultimi appaiono un po’ blandi: la politica di crescita attuale deve essere proseguita con convinzione.