Occasione persa

​A partire dal 1o luglio i cantoni possono rifiutare ad alcuni medici l’autorizzazione per aprire uno studio. Il relativo decreto federale urgente tende a contenere la densità eccessiva di medici costatata principalmente nei cantoni limitrofi. Il sistema sanitario svizzero è fortemente dipendente dalla manodopera estera: gli ospedali occupano oltre un terzo dei lavoratori specializzati stranieri. E tuttavia, la gestione strategica delle autorizzazioni si focalizza sui medici stranieri. Soltanto coloro che hanno seguito una formazione continua di almeno tre anni in un istituto svizzero potranno in futuro svolgere l’attività nel proprio studio.
Non solo questa regolamentazione discrimina le persone che si sono formate all’estero, ma presenta anche importanti lacune. Numerosi medici hanno esercitato tre anni in Svizzera prima di pensare ad aprire un proprio studio. Il Consiglio federale non sembra più convinto dell’efficacia di questa misura, poiché l’ha limitata temporaneamente. E questa non è la prima volta: negli anni 2002, 2005 e 2008, il governo aveva già tentato di limitare il numero di aperture di studi medici.

Gli ambienti politici mancano dunque per la quarta volta l’occasione di mettere in atto una soluzione durevole. Anche tariffe più flessibili permetterebbero di reagire ad un’offerta eccessiva. Oggi il valore del punto applicabile è più elevato proprio laddove i medici sono in numero eccessivo. Quando si utilizzano tali incentivi, non bisogna essere sorpresi dei risultati.