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Il 2025 dell’economia estera: guerra commerciale e storie di successo​​

18.12.2025

A colpo d'occhio

  • Il Consiglio nazionale ha approvato gli accordi di libero scambio con Thailandia e Kosovo. Ora tocca al Consiglio degli Stati.
  • Nonostante la diplomazia commerciale estera abbia conseguito importanti successi, il 2025 è stato offuscato dagli alti dazi aggiuntivi statunitensi.
  • Nel 2026 sarà necessario stabilizzare le relazioni commerciali con i principali partner e ottenere dal Parlamento l’approvazione degli accordi di libero scambio firmati.

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Il Consiglio nazionale, in qualità di prima Camera, ha approvato i due accordi di libero scambio degli Stati AELS con Thailandia e Kosovo. economiesuisse saluta con favore queste decisioni.

Grazie all’accordo di libero scambio con la Thailandia, le imprese esportatrici svizzere otterranno un accesso migliorato a un mercato in crescita di importanza strategica. La Thailandia è oggi la seconda economia più grande del Sud-est asiatico e il secondo partner commerciale della Svizzera nella regione (dopo Singapore).

L’accordo di libero scambio con il Kosovo estende la cooperazione e contribuirà ad aumentare ulteriormente il volume commerciale bilaterale, attualmente pari a circa 140 milioni di franchi.

Nonostante diversi successi, il 2025 è stato un anno difficile per l’economia estera  

Nel 2025, la politica svizzera di economia estera ha conseguito importanti risultati: l’accordo di libero scambio con l’India è entrato in vigore all’inizio di ottobre senza passare per un referendum, e, con la firma dell’accordo di libero scambio con i Paesi del Mercosur a settembre, la diplomazia commerciale svizzera ha ottenuto un ulteriore successo. Dal momento che il processo parlamentare di approvazione dell’accordo sui servizi finanziari tra Svizzera e Regno Unito si è concluso con esito positivo, questo entrerà in vigore all’inizio del 2026. Infine, a giugno è stato firmato anche il nuovo accordo di libero scambio con la Malesia.

Il 2025 avrebbe quindi potuto essere, come il 2024, un anno molto positivo per l’economia estera. A ostacolare questo scenario ci sono stati però gli alti dazi aggiuntivi statunitensi, che hanno gravato notevolmente sull’economia svizzera. Almeno per le imprese svizzere, la riduzione a una tariffa doganale unica del 15% ha ristabilito condizioni di parità rispetto agli Stati UE/EFTA e al Giappone. Ma i dazi aggiuntivi specifici per prodotto su acciaio, alluminio, automobili e rame rimangono invariati. Mercati chiave come la Germania continuano a mostrare segnali di debolezza, la situazione geopolitica resta volatile e le imprese orientate all’esportazione – grandi, medie o piccole – continuano a subire il peso della burocrazia svizzera.

2026: un anno importante per l’economia estera svizzera

Le priorità della politica svizzera in economia estera per il 2026 sono chiare: è necessario raggiungere il prima possibile un accordo commerciale legalmente vincolante con gli Stati Uniti, al fine di garantire contrattualmente l’attuale situazione provvisoria secondo il «Joint Statement». Inoltre, la stabilizzazione e lo sviluppo del percorso bilaterale con l’UE rimangono un obiettivo centrale. A partire dalla prossima primavera, spetterà al Parlamento avviare una trasposizione interna snella e favorevole alle imprese del nuovo pacchetto contrattuale (Bilaterali III).

Inoltre, è fondamentale che il Parlamento approvi rapidamente gli accordi di libero scambio firmati con mercati emergenti come Mercosur e Malesia, nonché l’accordo aggiornato con l’Ucraina. Sarebbe auspicabile anche la rapida conclusione dei negoziati in corso con il Vietnam. Occorrono poi ulteriori passi verso la modernizzazione degli accordi di libero scambio esistenti con Cina e Regno Unito. Infine, l’accordo aggiornato di libero scambio AELS-Cile dovrebbe entrare in vigore il più presto possibile, una volta terminato il periodo referendario a metà gennaio 2026.

Buone relazioni con i principali partner commerciali non sono un «nice to have»

Per il 2026, la lista dei desideri delle imprese svizzere esportatrici è lunga, ma non irragionevole. Del resto, si tratta del futuro della piazza di produzione, dell’economia e dell’innovazione in Svizzera.

Per il nuovo anno dell’economia estera, il proposito dovrebbe essere il seguente: smettiamo di mettere i nostri principali partner commerciali l’uno contro l’altro. Relazioni commerciali ottimali con UE, Stati Uniti e Cina non sono un “o… o”, ma un “sia… che”, anzi, un vero e proprio must per la Svizzera esportatrice e, di conseguenza, per il benessere di tutti noi.

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