False promesse per quanto concerne l’imposta sulle successioni

​Il conto alla rovescia è iniziato. Il prossimo 14 giugno, voteremo sull’iniziativa relativa all’imposta sulle successioni. Il progetto crea tutta una serie di problemi, ma non ne risolve nessuno. Gli iniziativisti stessi ammettono oggi che le PMI ne faranno le spese. Con delle franchigie sempre più elevate per le imprese, gli autori dell’iniziativa tentano disperatamente di correggere le lacune di concezione del loro progetto e di attirare gli elettori.

​Per quanto concerne la successione di imprese, gli autori dell’iniziativa parlavano inizialmente di una franchigia di 8 milioni di franchi, poi di 20 milioni, oggi di 50 milioni – qualcuno addirittura di 100 milioni. Gli iniziativisti non dicono, per contro, che ogni erede che non può o non vuole proseguire l’attività per almeno dieci anni dovrà pagare la totalità dell’imposta. In altre parole, la franchigia è ridotta retroattivamente a 2 milioni di franchi e l’onere fiscale portato al 20%. Così, in dieci anni, un onere fiscale pesa, come una spada di Damocle, sulla testa degli imprenditori e delle loro famiglie. Questa minaccia limita considerevolmente il loro margine di manovra. Anche i lavoratori faranno le spese di questa incertezza, poiché le imprese investiranno di meno e mostreranno una certa prudenza in materia di assunzioni.

Gli iniziativisti non dicono nemmeno che con più la franchigia è elevata, meno l’imposta genererà entrate e meno l’AVS riceverà delle risorse. Anche i cantoni figurano tra i perdenti, poiché perderanno delle entrate fiscali. Per contro, si sa chi dovrà compensare queste perdite di entrate: i contribuenti. La soluzione è in realtà un pericoloso boomerang.