Evitare un approccio ideologico nella politica del trasferimento

economiesuisse saluta l’ampia discussione lanciata oggi dal Consiglio federale in relazione alla politica del trasferimento. Un dibattito obiettivo e realistico è utile per affrontare le sfide della politica dei traffici sui tratti transalpini. Un approccio ideologico e cifre lontane dalla realtà non però fuorvianti.
​Il rapporto sul trasferimento del traffico 2009-2011 pubblicato oggi dal Consiglio federale sottolinea come l’obiettivo di limitare ad un milione i passaggi transalpini di mezzi pesanti sia stato mancato. Anche l’obiettivo dei 650'000 passaggi previsto entro il 2018 non è raggiungibile. Il Consiglio federale ritiene dunque necessarie ulteriori misure per raggiungere gli obiettivi iscritti nella legge.

economiesuisse sostiene pienamente la volontà del Consiglio federale di lanciare il dibattito sulla politica di trasferimento del traffico. A questo proposito possono essere interessanti gli ampiamenti di capacità ai terminali o gli accessi agli assi del San Gottardo per rendere ulteriormente attrattivo il trasferimento di una parte delle merci sulla ferrovia.

Risulta tuttavia centrale che si conduca un dibattito realistico sugli obiettivi costituzionali e che vengano analizzati in modo critico alcuni tabù come il divieto di circolazione notturno. Inoltre vanno affrontati anche i conflitti nell’ambito del traffico ferroviario – ad esempio la
concessione di priorità assolute al traffico passeggeri rispetto al traffico merci o una riduzione dei tracciati per il trasporto merci.
Sarebbe però sbagliato aumentare l‘attrattività della ferrovia penalizzando gli altri vettori di trasporto come la strada.

economiesuisse valuta i “contributi nettamente più alti per il traffico
pesante transalpino” in modo molto critico. Non solo sulla base delle norme costituzionali e dell’accordo con l’UE sui trasporti terrestri, ma anche a causa degli effetti negativi macroeconomici. Il traffico merci non si lascia pianificare esulando dal contesto della piazza di produzione e dal mercato. Questo vale sia per lo split modale così come per le prescrizioni di quote massime di passaggi transalpini. La Svizzera non può in nessun modo pilotare essa stessa i trasporti nord-sud attraverso l’Europa. È dunque all’ordine un approccio ampio che considera le condizioni vigenti a livello europeo. Si tratta insomma di portare avanti una discussione veramente aperta, vicina alla realtà e non ideologica.