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Riforma AVS 21: stabilizzare oggi le rendite di domani

A colpo d'occhio

L’aspettativa media di vita dell’essere umano aumenta, come pure il numero delle persone che raggiungeranno presto l’età della pensione. Se non vogliamo ritrovarci con un’AVS priva di fondi, occorre adattare il nostro sistema di previdenza alla nuova situazione. Secondo l’Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS), il disavanzo cumulato tra il 2020 e il 2045 potrebbe raggiungere i 200 miliardi di franchi, ossia sedici volte il costo di costruzione del tunnel di base del Gottardo. È dunque giunto il momento di agire per garantire l’equilibrio finanziario dell’AVS. Questa stabilizzazione è l’obiettivo della riforma AVS 21, poiché solo un sistema sociale con strutture che riflettono le realtà demografiche potrà garantire e mantenere il livello delle rendite.

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L’essenziale in breve

La vasta alleanza «Sì ad AVS 21» sostiene la riforma necessaria e urgente del nostro primo pilastro. Oltre alle tre associazioni mantello dell’economia, si impegnano a favore del progetto l’Unione svizzera degli imprenditori, l’Unione svizzera delle arti e mestieri ed economiesuisse, i partiti PLR, UDC e dell’Alleanza del Centro, le donne e i giovani dei partiti borghesi nonché l’Unione svizzera dei Contadini, l’Associazione Svizzera d’Assicurazioni e le associazioni Swissmem e scienceindustries.

Posizione di economiesuisse

Sostegno alla riforma AVS 21 per

  • garantire le pensioni senza ridurre le rendite
  • offrire una scelta con rendite flessibili e
  • permettere la solidarietà tra generazioni
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Finanziamento dell’AVS: una sfida demografica continua

L’AVS è finanziata secondo il sistema di ripartizione. Ciò significa che le persone attive e i datori di lavoro pagano le rendite degli attuali pensionati, essenzialmente attraverso contributi prelevati sui salari. Nel 1948, in occasione della creazione dell’AVS, questo modo di finanziamento era perfetto. Non solo la durata di percezione delle rendite era molto più breve – le persone vivevano meno a lungo – ma ogni rendita era finanziata da sei contribuenti. Con l’invecchiamento demografico e la contemporanea diminuzione del tasso di natalità, questa proporzione è passata a tre contribuenti per un beneficiario. Mentre la speranza di vita dopo i 65 anni è aumentata di otto anni dopo il 1948, l’età generale di pensionamento non è invece cambiata. L’equilibrio si è dunque infranto.

Il risultato di ripartizione è un buon indicatore della salute finanziaria dell’AVS e misura la proporzione delle uscite (rendite versate), che è coperta dai contributi annuali. Dopo il 2014, questo risultato è negativo – e il deficit cresce di anno in anno. Nel 2017, esso superava già il miliardo di franchi. L’iniezione di due miliardi di franchi (aumento dei contributi salariali e dell’IVA) decisa nell’ambito del progetto AVS-riforma fiscale la manterrà a galla fino al 2024 incluso. Secondo le ultime previsioni, il risultato di ripartizione ridiventerà negativo a partire dal 2025 e diminuirà di cinque miliardi di franchi all'anno entro il 2032.

Un buon indicatore della salute finanziaria dell'AVS è il risultato di ripartizione. Senza una riforma, questo sarà di nuovo negativo a partire dal 2025.

Risultato di ripartizione senza la riforma AVS 21

Durante questo lasso di tempo, l’evoluzione demografica prosegue. La grande ondata di pensionamenti dei baby-boomer è iniziata nel 2020. Tra pochi anni conteremo un milione di pensionati in più. Il numero di beneficiari di rendite è più elevato che mai e le entrate non basteranno più a finanziare le rendite correnti. I disavanzi annuali aumenteranno rapidamente e raggiungeranno i 13.7 miliardi di franchi entro il 2032. Per finanziare le spese, occorrerà attingere alle riserve del fondo AVS. Senza riforma, il livello di quest’ultimo diminuirà della metà in dieci anni e il tasso di copertura raggiungerà solo il 40%. In virtù della legge, il fondo AVS con le sue riserve deve però essere pari al totale delle spese annuali dell’AVS (tasso di copertura del 100%).

Questa istituzione sociale deve urgentemente essere risanata se si vuole che rimanga una fonte affidabile di finanziamento per tutti, cioè anche per le generazioni future. La sua ultima revisione risale a 25 anni fa. Nel 2004, il popolo ha respinto l’11a revisione dell’AVS e nel 2010, il Parlamento ha respinto il progetto successivo. Nel 2017, il progetto combinato di riforma Previdenza vecchiaia 2020 per il 1o e il 2o pilastro è fallito alle urne. Infine, in mancanza di riforma strutturale, gli effetti del progetto AVS-riforma fiscale, accettato nel 2019, non dureranno. Il progetto AVS 21 è dunque essenziale. Oltre a stabilizzare temporaneamente l’AVS, questa riforma è di fatto indispensabile per interrompere il blocco delle riforme che dura da ben 26 anni.

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Il progetto nel dettaglio

La riforma AVS 21 si compone di due tappe giuridicamente legate tra loro dal Parlamento. La prima concerne l’armonizzazione dell’età di riferimento con misure di compensazione e di accompagnamento, la seconda il finanziamento aggiuntivo grazie all’IVA. Le conseguenze finanziarie delle misure presentate di seguito si riferiscono all’anno 2030.

Tappa 1: Modifica della legge sull’AVS

  • Armonizzazione dell’età di riferimento: l’età di riferimento delle donne sarà allineata a quella degli uomini e, per questo, portata da 64 a 65 anni a tappe (tre mesi all’anno), un anno dopo l’entrata in vigore della riforma. Questa misura permetterà uno sgravio lordo di circa 1,4 miliardi di franchi.
  • Misure di compensazione per le donne interessate: per attenuare questo «cambiamento dei piani di vita», la generazione transitoria delle donne (nove anni) toccate dall’armonizzazione dell’età di riferimento beneficerà di ampie misure di compensazione. Combinando supplementi di rendita generali, tassi di anticipo favorevoli e la possibilità di anticipare la rendita, le misure costeranno circa 530 milioni di franchi.
  • Eccezione per le prestazioni complementari: i supplementi di rendita non conteranno come redditi determinanti per il calcolo delle prestazioni complementari (PC). Se conteggiati i contributi supplementari, questa misura senza incidenza finanziaria sulla riforma AVS21, avrebbe permesso di ridurre le PC di 110 milioni di franchi.
  • Pensionamento flessibile: l’attuale «età ordinaria della pensione» sarà sostituita dalla possibilità di percepire la rendita in maniera più flessibile e su un periodo più lungo. «L’età di riferimento» è unicamente fissata a scopi di unificazione dei tassi. Queste misure comporteranno certo dei costi supplementari di 130 milioni di franchi (i tassi abituali restano basati su una speranza di vita che non è stata aggiornata), ma rispondono ad un bisogno di maggiore flessibilità.
  • Incitamento a proseguire l’attività lucrativa: la franchigia attuale di 1'400 franchi al mese diventerà facoltativa. Le persone che continueranno a lavorare dopo l’età di riferimento potranno contribuire all’AVS anche su piccoli salari percepiti e migliorare così la loro rendita.
  • Termine d’attesa in vista di un assegno per grandi invalidi: questo termine d’attesa sarà ridotto a sei mesi (attualmente un anno). Esso serve a garantire che l’assegno per grandi invalidi sia concesso o adeguato unicamente dopo costatazione di cambiamenti persistenti nello stato di salute. Questa misura comporterà oneri aggiuntivi per 80 milioni di franchi.

Tappa 2: Modifica della Costituzione legata all’aumento dell’IVA

Aumento dell’IVA: oltre alle misure strutturali, la riforma comporta anche un aspetto finanziario. L’aliquota normale dell’IVA sarà aumentata di 0,4 punti, senza limitazione di durata; il tasso ridotto e il tasso speciale per le prestazioni dell’industria alberghiera saranno aumentati di 0,1 punti ciascuno. Questo finanziamento aggiuntivo genererà entrate supplementari per l’AVS per circa 1,4 miliardi di franchi.

Se la riforma verrà accettata dal popolo nel settembre 2022, entrerà probabilmente in vigore nel 2024. In questo modo, il risultato di ripartizione dell’AVS potrà essere stabilizzato per qualche anno.

Risultato di ripartizione con la riforma AVS 21 dal 2024

Le due tappe della riforma derivano da due decreti distinti. Dal momento che l’aumento dell’IVA richiede una modifica della Costituzione, esso dev’essere sottoposto al voto del popolo e dei Cantoni. La prima parte del progetto, ossia le modifiche della legge sull’AVS, è sottoposta a referendum facoltativo che nel frattempo è riuscito. La votazione popolare concernerà dunque le due tappe, ma sotto forma di oggetti distinti.

Il mandato concernente la prossima riforma dell’AVS (mozione 21.3462), adottato dalle Camere e che incarica il Consiglio federale di sottoporre entro la fine del 2026 un progetto di stabilizzazione dell’AVS per il periodo che va dal 2030 al 2040, è strettamente legato al progetto AVS 21, ma non ne fa parte. La risoluzione separata garantisce che venga trovata una soluzione che si colleghi perfettamente all'AVS 21 e protegga l'AVS a partire dal 2029.

Una riforma equilibrata

L’Unione Sindacale Svizzera, sostenuta dal PS e dai Verdi, ha lanciato un referendum contro il progetto di legge sull’AVS (1a parte del progetto). La Sinistra basa principalmente la sua opposizione sull’armonizzazione dell’età di pensionamento delle donne. Essa argomenta che questa riforma comporterebbe una riduzione delle rendite per le donne. Tuttavia, questo rimprovero non resiste ad un esame dei fatti.

Rendite più elevate grazie all’armonizzazione dell’età di riferimento

Per la maggior parte delle donne, l’armonizzazione dell’età di pensionamento (associata alle misure di compensazione) si tradurrebbe in un miglioramento delle rendite. Di fatto, l’anno d’attività supplementare aumenta non solo i contributi al 1o pilastro (AVS), ma anche quelli al 2o pilastro (previdenza professionale), ciò che comporta in generale un aumento delle rendite. A ciò vanno aggiunti i redditi guadagnati grazie al prolungamento dell’attività professionale. Le donne della generazione transitoria di nove anni beneficerebbero inoltre di misure di compensazione per un valore di oltre 530 milioni di franchi – ogni anno e per tutta la vita.

In concreto, le donne delle prime 9 classi di età beneficeranno di supplementi che aumenteranno la loro rendita di vecchiaia fino al 13%. Inoltre, in caso di pensione anticipata saranno applicati tassi di riduzione ridotti. Questi ultimi sono ripartiti in modo che soltanto le donne con un reddito relativamente elevato siano meno favorite se ricevono la loro pensione in anticipo. Contrariamente a quanto affermano gli oppositori alla riforma, l’armonizzazione dell’età di riferimento ha un effetto positivo per la maggior parte delle classi d’età interessate o, nel peggiore dei casi, nessun impatto sull’ammontare della rendita di vecchiaia.

Parità dei sessi anche nell’AVS

Gli oppositori alla riforma non criticano solo l’armonizzazione dell’età di riferimento, che ritengono come uno «smantellamento delle rendite», ma più in generale la cosiddetta discriminazione delle donne nell’AVS. Secondo la statistica delle nuove rendite dell’Ufficio federale di statistica (UST), è vero che le donne ricevono mediamente rendite di vecchiaia inferiori a quelle degli uomini, ma la differenza concerne quasi esclusivamente la previdenza professionale (2o pilastro). Il progetto distinto di riforma della LPP mira proprio a colmare questi divari di rendita tra i sessi.

Nell’AVS, è stato appurato che non esiste disparità di trattamento sistematica delle donne. Grazie allo splitting tra coniugi, agli assegni per compiti educativi e ai supplementi per le vedove, le rendite del primo pilastro sono praticamente identiche per le donne e gli uomini. Le differenze nel percorso professionale (impieghi a tempo parziale, impieghi multipli, interruzioni dell’attività professionale) sono così compensate. Durante gli anni che precedono la pensione, le donne non sono più toccate dalla disoccupazione o da problemi di salute come gli uomini. Il Consiglio federale ha inoltre adottato un pacchetto di misure per migliorare l’occupabilità dei lavoratori anziani e previsto prestazioni transitorie.

Inoltre, le donne hanno una speranza di vita (nettamente) più lunga degli uomini e percepiscono dunque prestazioni di vecchiaia più a lungo. Infine, l’età di riferimento unica è un imperativo di parità di trattamento che sarebbe dovuto essere soddisfatto da tempo. Gli argomenti avanzati dalla Sinistra contro l’armonizzazione dell’età di riferimento hanno un carattere puramente ideologico.

Un contributo importante dei consumatori

Da un punto di vista finanziario, l’armonizzazione dell’età di riferimento non rappresenta il principale elemento della riforma. Se si tiene conto delle misure di compensazione, l’AVS sarà sgravata di 887 milioni di franchi. Con le altre misure prese nell’ambito dell’AVS, lo sgravio netto per l’AVS raggiungerà in totale i 661 milioni di franchi.

L’aumento dell’IVA di 0,4 punti percentuali frutta un po’ più di 1,4 miliardi di franchi, ciò che rappresenta uno sgravio nettamente più importante per l’AVS. Oltre alle donne, che forniscono un prezioso contributo grazie all’armonizzazione dell’età di pensionamento per i due generi, sono soprattutto le giovani consumatrici e i giovani consumatori che contribuiscono al finanziamento a lungo termine dell’AVS. Certo, anche le classi d’età vicine alla pensione nonché i pensionati pagano l’IVA, ma i giovani dovranno sopportare questo onere supplementare molto più a lungo. Occorre anche considerare il fatto che le famiglie non sono toccate nella stessa maniera da un aumento dell’IVA. Siccome le famiglie con redditi bassi destinano una gran parte del loro reddito al consumo, esse saranno colpite maggiormente da un aumento dell’IVA rispetto alle famiglie con redditi elevati. Ogni aumento deve dunque essere accuratamente soppesato.

Equità intergenerazionale e sostenibilità

Misure di risanamento dell’AVS basate esclusivamente sul finanziamento rimettono fondamentalmente in discussione l’equità tra generazioni e la sostenibilità sociale. Quando il contratto tra generazioni per l’AVS è stato concluso nel 1948, il mondo era radicalmente diverso. Dal momento che da allora questa istituzione sociale non è stata adeguata agli sviluppi demografici, il sistema di ripartizione si basa oggi su strutture demografiche obsolete. Ne derivano promesse di prestazioni non finanziate per un ammontare superiore a . Questo importo corrisponde alla creazione di valore dell’economia svizzera di . La lacuna di finanziamento sarebbe ancora più importante in caso di rifiuto del progetto AVS 21. Queste dimensioni finanziarie colossali, che trovano la loro origine al di fuori del contratto tra generazioni, mostrano che la questione della sostenibilità a lungo termine dell’AVS è più generalmente della previdenza vecchiaia non può essere semplicemente rinviata e lasciata alle generazioni future. Queste ultime saranno già fortemente sollecitate dalle sfide da affrontare nell’ambito della salute, delle cure, dell’ambiente e dell’energia.

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Finanziamento dell’AVS

I fondi dell’AVS provengono da varie fonti. I tre quarti delle sue entrate sono generati da prelievi sui salari della popolazione attiva. Oltre ai contributi salariali, anche i poteri pubblici forniscono il loro contributo, finanziato dalle entrate fiscali.

Contributi salariali

Nel 2020, i contributi salariali hanno superato i 34 miliardi di franchi. La quota dell’8,7% del salario lordo è finanziata in parti uguali dai salariati e dai datori di lavoro. Circa nove centesimi di ogni franco guadagnato sono versati all’AVS.

Mentre il contributo salariale viene prelevato in maniera illimitata sul reddito, le prestazioni versate dall’AVS sono limitate. La rendita massima – attualmente 2'390 franchi al mese – viene versata a partire da un reddito annuo medio di 86’040 franchi, indipendentemente dai contributi. Ciò significa che a partire da un determinato reddito, i contributi salariali versati non sono più rilevanti nel calcolo per l’ammontare della rendita di vecchiaia. Al contempo, tutti gli attivi che guadagnano in media meno di 14'340 franchi all’anno e hanno sempre pagato il minimo di 413 franchi all’anno all’AVS ricevono una rendita minima garantita di 1'195 franchi al mese. Questo importo supera il loro contributo durante il periodo di contribuzione. A ciò va aggiunto l’effetto della formula di rendita che, in occasione del calcolo, concede maggior peso ai contributi dei redditi più bassi.

I contributi salariali sui redditi superiori a 86'040 franchi, che non sono più formatori di rendite, servono a cofinanziare le rendite più basse. I redditi forniscono un contributo detto di solidarietà. Secondo il calcolo e l’anno, circa il 10% delle persone con redditi più elevati sovvenzionano in ragione di almeno cinque fino a sei miliardi di franchi le rendite delle persone che, sulla base del loro reddito, non hanno potuto versare . Questi contributi di solidarietà rappresentano tra il 15 e il 17% delle entrate provenienti dai contributi salariali, il 12% delle entrate totali.

Una parte importante degli assicurati non finanzia dunque la propria rendita, ma beneficia del principio di solidarietà instaurato nell’AVS (e delle sovvenzioni dei poteri pubblici, vedi sotto). Oltre ai meccanismi inerenti al sistema tra giovani e anziani o tra alti e bassi redditi, vale a dire voluti dai politici, svolge anche un ruolo la componente meno manifesta di solidarietà tra i sessi e legata allo stato civile.

In generale, le donne ricevono più prestazioni AVS di quanto non ne finanzino. Ma ciò è dovuto anche al fatto che l'AVS si basa sull'immagine familiare tradizionale ed è responsabile di determinate condizioni di vita solidali attraverso assegni per l'educazione dei figli, separazione dei redditi dei coniugi o rendite per vedove.

Oltre al sesso, anche lo stato civile è dunque determinante. Le donne che, ad esempio, non hanno potuto svolgere un’attività professionale durante il matrimonio raggiungono grazie alla separazione dei redditi una rendita AVS che le persone sole non sempre ricevono, . Sebbene una coppia di coniugi riceva al momento del pensionamento non due ma una pensione massima (tetto massimo), il salario medio annuo determinante è notevolmente inferiore a quello delle donne e degli .

Più di un quarto delle rendite è finanziato dal settore pubblico. Il Governo contribuisce alle spese dell'AVS con una quota finanziata dalle imposte (20,2%), che aumenta ogni anno.

Finanziamento dell'AVS (2020)

Poteri pubblici

Oltre ai contributi dei salariati e dei datori di lavoro, anche i poteri pubblici contribuiscono al finanziamento delle spese legate alle rendite di vecchiaia. Queste sovvenzioni, finanziate dalle entrate fiscali, hanno totalizzato 12,4 miliardi di franchi nel 2020 e rappresentano un quarto delle entrate totali dell’AVS. Oltre al punto di IVA percepito a favore dell’AVS e del provento dell’imposta sulle case da gioco, la Confederazione fornisce un contributo essenziale.

Contributo della Confederazione

Il contributo della Confederazione è in funzione delle spese dell’AVS che, nel sistema di ripartizione, corrispondono alle entrate. Dopo l’adozione della riforma fiscale dell’AVS, la Confederazione prende a proprio carico il 20,2% delle spese. Ciò ha rappresentato nel 2020 9,3 miliardi di franchi, ossia un buon decimo delle entrate totali della Confederazione versate all’AVS.

Almeno un quarto del contributo della Confederazione è finanziato dalle entrate dell’imposizione del tabacco e degli alcolici, i tre quarti rimanenti dalle risorse generali della Confederazione. Queste ultime provengono da due fonti principali: l’imposta federale diretta (IFD) e l’IVA.

  • L’IFD impone da una parte i redditi delle persone fisiche e dall’altra gli utili netti delle imprese. L’imposizione dei redditi a livello federale equivale allora ad un’imposta sui ricchi, poiché il 50% dei redditi meno elevati non vi contribuiscono, mentre il 5% dei salari più elevati generano due terzi delle entrate. Anche per l’imposta sull’utile, la provenienza delle entrate è diversa. Oltre la metà delle imprese realizzano solo poco, o niente utili e non pagano quindi l’IFD. Dall’altra parte, un po’ più del 3% delle imprese con un utile che supera il milione di franchi finanziano il 90% delle entrate . Le risorse generali della Confederazione per finanziare il suo contributo all’AVS provengono dunque principalmente dai contribuenti con redditi elevati e dalle grandi imprese che realizzano ingenti utili.
  • Le entrate dell’IVA rappresentano un’altra fonte importante delle risorse generali della Confederazione. L’IVA è prelevata sul consumo e l’utilizzo di beni e di servizi, indipendentemente dall’età, dal reddito o dal sesso. Tutti i consumatori partecipano dunque, in funzione del loro consumo, al finanziamento del contributo della Confederazione a favore dell’AVS.

IVA e imposta sulle case da gioco

Dal 1999, l’AVS riceve non solo indirettamente una parte delle entrate dell’IVA sotto forma di contributo della Confederazione, ma anche il percento detto demografico, che gli viene versato direttamente. L’IVA era espressamente stata aumentata a tale scopo. All’inizio, l’AVS riceveva l’83% delle entrate così generate, il resto andava alle casse federali. Dopo il 2020, il percento demografico viene integralmente riversato all’AVS (2'861 miliardi di franchi nel 2020). Infine, i redditi dell’imposta sulle case da gioco alimentano integralmente e direttamente i conti dell’AVS (274 milioni di franchi nel 2020)

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Un’AVS garantita per tutti

È ora di agire e di compiere, con la riforma AVS 21, il primo passo verso una sostenibilità a lungo termine dell’AVS. Soltanto un adeguamento sistematico dell’istituzione sociale alle realtà demografiche permetterà di garantire le rendite a lungo termine.

L’armonizzazione dell’età di riferimento fornisce un contributo indiscutibile alla riforma AVS 21. Essa costituisce al contempo un contributo a favore della parità tra sessi e un finanziamento sostenibile dell’AVS. Nella propaganda sindacale contro la riforma AVS 21 un aspetto molto generale viene però dimenticato: l’AVS è finanziata per una parte non trascurabile da sovvenzioni nell’ambito del sistema di tasse e imposte. Non sono soltanto i giovani, gli uomini e i celibi, ma anche coloro che hanno redditi elevati contribuiscono in maniera sostanziale al finanziamento delle rendite. Condizioni quadro economiche attrattive e sostenibili, garanti di un’economia forte con impieghi ben retribuiti, sono dunque più importanti che mai, anche nel contesto della garanzia delle rendite.

Riassunto dei principali argomenti a favore della riforma AVS 21:

  • Una pensione assicurata senza riduzione delle rendite:
    Chi ha lavorato e versato i contributi per tutta la vita deve avere una pensione garantita. A causa dell’evoluzione demografica e dell’allungamento della speranza di vita, l’AVS si ritrova però da anni in una situazione finanziaria precaria. La riforma AVS 21 permette di stabilizzare la situazione finanziaria del 1o pilastro e di garantire che le rendite AVS possano essere versate senza riduzioni anche nei prossimi anni.
  • Autodeterminazione grazie ad un pensionamento flessibile:
    AVS 21 permette un passaggio “morbido” dalla vita attiva a quella di pensionato. Pertanto, l’inizio della percezione delle rendite potrà essere liberamente fissato tra i 63 e i 70 anni. Questa soluzione elastica attribuisce alle persone attive la libertà di adeguare individualmente e in funzione delle loro necessità il momento di andare in pensione. Inoltre, è ora possibile compensare eventuali lacune di contribuzione precedenti continuando a lavorare in maniera flessibile dopo la pensione e di migliorare così direttamente le proprie rendite.
  • Ciascuno fornisce un contributo solidale per il futuro:
    L’AVS si basa su un contratto intergenerazionale equilibrato che beneficia di un ampio sostegno. Se ognuno contribuisce a garantire la sostenibilità dell’AVS, questo equilibrio può essere salvaguardato. Da un punto di vista finanziario, l’aumento dell’IVA rappresenta la misura più importante e sgrava nettamente molto di più l’AVS degli altri. Esso è sopportato dall’insieme della popolazione, indipendentemente dal sesso e dall’età. Parallelamente, una stabilizzazione dell’AVS unicamente attraverso nuove risorse finanziarie non sarebbe più sostenibile. Per affrontare la sfida demografica a lungo termine, sono richieste soluzioni orientate alle nuove realtà. Per questo è necessaria l’armonizzazione dell’età di pensionamento. AVS 21 rappresenta dunque un segno di solidarietà intergenerazionale per una stabilizzazione dell’AVS per il futuro.

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