L’iniziativa sul fondo per il clima non è sostenibile

17.12.2025

A colpo d'occhio

  • economiesuisse respinge chiaramente l’iniziativa sul fondo per il clima.
  • L’iniziativa costerebbe fino a dieci miliardi di franchi all’anno. Comporterebbe un forte aumento del debito e ingenti nuove spese federali, con il conseguente rischio di aumenti fiscali.
  • Una protezione efficace del clima si ottiene attraverso procedure snelle, condizioni quadro solide e investimenti privati. L’iniziativa percorre una strada sbagliata.

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Dopo la votazione sull’iniziativa della GISO a fine novembre, all’inizio di marzo 2026 seguirà già un’altra proposta pericolosa. L’iniziativa sul fondo per il clima sarebbe molto costosa e dannosa per la Svizzera, senza risolvere problemi.

Un progetto miliardario per aggirare il freno all’indebitamento con un nuovo debito ingente

L’iniziativa sul fondo per il clima richiede nuove spese federali annue pari a circa 5-10 miliardi di franchi per ulteriori misure di protezione climatica. Poiché gli iniziativisti sanno che l’elettorato non approverebbe mai una proposta così costosa, hanno scelto un’altra strategia: attaccare il freno all’indebitamento per mascherare i costi dell’iniziativa. Nelle disposizioni transitorie dell’iniziativa popolare, si prevede che fino a 10 miliardi di franchi all’anno vengano dirottati nel fondo senza passare dal bilancio federale. La conseguenza è l’accumulo di ingenti debiti. In dieci anni si creerebbe una montagna di debiti pari all’intero bilancio federale (100 miliardi di franchi). Le proporzioni sono senza precedenti in Svizzera: da sole, le spese aggiuntive per interessi ammonterebbero in questo periodo a oltre 5 miliardi di franchi, più di quanto spendiamo oggi per l’agricoltura o la cooperazione allo sviluppo. Poiché il principio fondamentale del freno all’indebitamento – ossia che entrate e uscite devono essere in equilibrio – rimane valido anche con l’iniziativa, il fondo per il clima non potrà essere finanziato a lungo termine tramite debiti. È dunque necessaria una copertura finanziaria. Realisticamente, questo comporterà aumenti fiscali che peseranno su tutti noi fino a 10 miliardi di franchi all’anno. Inoltre, i debiti dovranno essere restituiti, trasferendo così il problema alle generazioni future. Non è sostenibile.

Buttare soldi sul problema non è una soluzione sostenibile

L’iniziativa non è solo incredibilmente costosa, ma non rappresenta nemmeno un approccio intelligente per il clima. La Svizzera ha definito il percorso verso le emissioni nette zero nella legge sul clima e sull’innovazione e ha sviluppato in modo mirato gli strumenti previsti dalla legge sul CO₂ e dalle leggi sull’energia e sull’approvvigionamento elettrico. Già oggi, direttamente e indirettamente, vengono destinati alla decarbonizzazione almeno 14 miliardi di franchi all’anno di fondi statali, senza contare le spese dei Cantoni. Le emissioni svizzere sono oggi circa il 26% più basse rispetto al 1990, nonostante una significativa crescita economica e demografica. La Svizzera ha disaccoppiato il proprio benessere dalle emissioni, considerando anche le importazioni di beni . Non è quindi necessario un cambio di rotta rischioso sotto forma di fondo. Il mix di strumenti di incentivazione, programmi di sostegno e regole chiare, approvato dal popolo, funziona e deve essere perseguito ancora più coerentemente. A questa conclusione giungono anche Consiglio federale e Parlamento, che respingono chiaramente l’iniziativa.

Uno sguardo all’estero conferma, inoltre, che più soldi raramente significa anche la risoluzione del problema. Nel caso del fondo per il clima dell’UE, ad esempio, solo circa il 5% delle somme stanziate arriva effettivamente a destinazione, anni dopo . Enormi cifre si disperdono in vuoti burocratici. È quindi poco realistico aspettarsi che un fondo per il clima produca risultati fondamentalmente diversi.

Puntare sull’innovazione e sugli effetti concreti

Le imprese svizzere si impegnano, nell’ambito del «Programma climatico dell’economia», a ridurre le emissioni tramite apertura tecnologica, coordinamento internazionale e condizioni quadro favorevoli all’innovazione. Il successo conferma la validità di questo approccio: le emissioni del settore industriale sono oggi circa il 45% inferiori rispetto al 1990, mentre il valore aggiunto nel frattempo è raddoppiato. In questo modo, oggi, l’economia ha quasi già raggiunto il suo obiettivo di riduzione per il 2040. Con il fondo per il clima proposto, invece, i fondi verrebbero sprecati in burocrazia, sovraregolamentazione e impiego inefficiente. Gli investimenti privati verrebbero soppiantati. Gli studi dimostrano che, con le condizioni quadro corrette, circa il 90% del fabbisogno finanziario fino al 2050 potrebbe essere coperto attraverso canali privati . Chi tiene davvero alla protezione del clima deve intervenire sui problemi fondamentali, ad esempio rimuovendo blocchi e snellendo le procedure per l’ampliamento della produzione di energia ad emissioni zero.

La protezione del clima richiede efficacia internazionale, non politiche nazionali di indebitamento

La protezione del clima è un fenomeno globale e, quindi, una sfida che può essere affrontata solo insieme al resto del mondo. La Svizzera deve continuare a fare la sua parte e assumersi responsabilità. Una grande opportunità per il contributo svizzero al clima è, ad esempio, la sua capacità di innovazione. Attraverso tecnologie pulite ed efficienti, la Svizzera, in quanto nazione esportatrice, può avere un impatto climatico globale. Questo produce effetti climatici più sostenibili rispetto a “buttare soldi sul problema” e far pagare il conto alle generazioni future.

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