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La crescita richiede meno regolamentazione, non più spesa pubblica​​

04.12.2025

A colpo d'occhio

  • Il PIL svizzero e gli investimenti privati crescono solo debolmente.
  • La Germania è in crisi. Il PIL stagnante è sostenuto quasi esclusivamente dalla spesa pubblica, mentre gli investitori si ritirano.
  • L’esempio della Lituania mostra che una deregolamentazione mirata e una bassa spesa pubblica permettono di sfruttare meglio il potenziale economico.

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Tre curve di dati bastano per riassumere l’andamento economico. Almeno secondo il cancelliere federale Merz, che le utilizza per illustrare la crisi economica tedesca. Si tratta dell’evoluzione del prodotto interno lordo, della  e degli investimenti privati. 

Gli ultimi dieci anni sono stati difficili per la Germania: PIL stagnante e investimenti in calo. L’unico sostegno al PIL proviene dall’aumento significativo della spesa pubblica. In Svizzera, non siamo ancora confrontati con una crisi paragonabile, ma non possiamo permetterci errori di politica economica.

In Svizzera, il PIL cresce lentamente. Gli investimenti si situano sotto la media dell’UE e sono nettamente inferiori a quelli dei Paesi più avanzati. Come la Germania, rischiamo di compensare questi problemi aumentando la spesa pubblica. Ma non dobbiamo ripetere gli errori tedeschi.  

Figura 1: Sviluppo economico in Germania e in Svizzera

(A prezzi costanti, 2015 = 100)

Nel complesso, le tre curve relative alla Svizzera sono più stabili, ma non molto più dinamiche rispetto a quelle della Germania o, ad esempio, della Francia. Fortunatamente, non registriamo ancora un crollo degli investimenti privati. In Germania, invece, questi stanno diminuendo più che in qualsiasi altro Paese europeo, a causa di una politica industriale interventista. Quando lo Stato distribuisce sussidi in modo massiccio, le imprese si orientano verso i flussi di denaro pubblico anziché verso il mercato. L’innovazione si indebolisce e gli investimenti privati vengono sostituiti da investimenti pubblici meno efficienti.

Per competere con i Paesi più innovativi, l’economia ha bisogno di buone condizioni quadro. E proprio queste sono attualmente sotto pressione. I dazi statunitensi hanno pesato sulle imprese per mezzo anno e i costi regolatori sono ormai fuori controllo. Non sorprende che le imprese esitino a investire sapendo di dover sostenere costi burocratici inutili pari a 30 miliardi di franchi all’anno.

Impulsi dalla periferia  

Durante la crisi del debito, l’Europa era divisa in due. Il “nucleo” ritenuto virtuoso imponeva severe misure di austerità alla periferia in difficoltà. L’obiettivo era ridurre il debito, abbassare i tassi d’interesse e stabilizzare l’economia. I  erano impopolari e spesso accompagnati da toni paternalistici. Ma la situazione si è ribaltata: l’economia stagna nel cuore dell’Europa, mentre in Spagna, Italia, Portogallo e Grecia gli investimenti stanno riprendendo. Particolarmente esemplare è la Lituania, che registra alti tassi di crescita e un clima d’investimento favorevole. Dal 2015, la spesa pubblica è rimasta pressoché invariata. Ciò si spiega con il fatto che la Lituania tra i Paesi più competitivi dell’OCSE.  Le barriere all’entrata per le imprese sono basse, le procedure per il rilascio di permessi di costruzione è rapido e persino le liquidazioni aziendali seguono le migliori pratiche internazionali. L’esempio lituano dimostra che la crescita non deriva da una maggiore spesa pubblica, ma da condizioni quadro favorevoli alla concorrenza. Se la Svizzera vuole tornare sulla buona strada, deve ispirarsi alla Lituania piuttosto che alla Germania. Un primo passo fondamentale sarebbe la riduzione di inutili regolamentazioni.

Figura 2

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