

« Con l'Omnibus digitale, l'UE punta a ridurre gli ostacoli burocratici invece che a introdurre ulteriori regolamentazioni: meno burocrazia, più competitività. »
Digitalizzazione: l’UE fa marcia indietro – e la Svizzera presto in senso opposto?
A colpo d'occhio
- L’Omnibus digitale è un nuovo pacchetto di riforme dell'UE che riunisce diverse leggi in materia digitale con l'obiettivo di ridurre gli ostacoli burocratici e promuovere l'innovazione attraverso regole chiare.
- Questo cambiamento di rotta normativo aumenta la pressione sulla Svizzera affinché rafforzi strategicamente il proprio quadro, in particolare per quanto riguarda l'intelligenza artificiale, le procedure amministrative digitali e l'interoperabilità
- Per garantire la competitività della piazza economica ed evitare svantaggi per le imprese nazionali, la Svizzera deve garantire che le sue norme non siano più restrittive o complesse rispetto al nuovo standard dell’UE.
Con l’Omnibus digitale, la Commissione europea ha inviato un segnale chiaro: dopo anni di espansione normativa, segue ora una fase di alleggerimento. L’obiettivo è eliminare i doppioni, armonizzare le regole e semplificare i processi. In questo modo, l’UE riconosce che un’eccessiva regolamentazione mette a rischio la competitività. Per le imprese ciò significa: meno burocrazia e quindi meno inutili perdite di tempo amministrative.
Le modifiche non sono di poco conto: proroga dei termini di attuazione per i sistemi di IA ad alto rischio, deregolamentazione del trattamento dei dati, un portale centrale per le segnalazioni in materia di cybersicurezza e l’armonizzazione delle norme sui dati nel Data Act. Inoltre, verrà introdotto un European Business Wallet che dovrebbe semplificare in modo significativo i processi transfrontalieri. Le imprese potrebbero così beneficiare di risparmi fino a 150 miliardi di euro all’anno.
Ma cosa significa tutto ciò per la Svizzera? Qui manca la consapevolezza della portata di questi passi. Mentre l’UE snellisce la propria regolamentazione, la Svizzera rischia di creare una soluzione normativa isolata con iniziative affrettate. Chi oggi regolamenta in modo più severo dell’UE mette in pericolo l’attrattività della propria piazza economica. Se l’UE apre margini di manovra e al contempo definisce obblighi chiari, la Svizzera non può permettersi di essere più restrittiva.
Le conclusioni da trarre sono chiare:
- Regolamentazione dell’IA. Niente assunzione di oneri speciali europei. Una regolamentazione troppo ampia frenerebbe le giovani imprese e ostacolerebbe nuovi modelli.
- Regolamentazione delle piattaforme. Servono misura, pragmatismo e certezza del diritto per non creare ostacoli inutili ai modelli di business digitali.
- Sovranità digitale. È necessaria un’impostazione strategica che sia compatibile a livello internazionale. Altrimenti si penalizza la piazza economica.
- Interoperabilità e One-Stop-Government. Senza un’amministrazione digitale pienamente funzionante lungo l’intera catena, la Svizzera perde di attrattività.
I seguenti esempi dimostrano che il tempo stringe: mentre l’UE introduce un Business Wallet, le imprese svizzere devono ancora fare i conti con sistemi di login cantonali. Nel nostro Paese, quasi la metà del budget tecnologico delle aziende viene spesa in compliance. Chi non vuole vedere ridotta l’attrattività della Svizzera come piazza economica deve intervenire ora.
Con gli sviluppi in atto nell’UE come riferimento, la Svizzera non deve accelerare nella regolamentazione dello spazio digitale. Al contrario, dovrebbe agire con prudenza, controllando i tempi e modulando l’introduzione delle norme. Fondamentale è garantire condizioni quadro affidabili e competitive, combinate a una certa moderazione normativa. La regolamentazione non è un motore d’innovazione, ma spesso un freno. Il vantaggio digitale della Svizzera – che nel 2025 guida l’IMD Digital Competitiveness Index – non è un dato di fatto acquisito. Si basa su decisioni intelligenti e una politica pragmatica. Questo approccio va perseguito in modo mirato anche in futuro.
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