
Relazioni Svizzera-UE: è ora di agire
A colpo d'occhio
Gli ambienti economici chiedono al Consiglio federale di sbloccare la politica europea. Attendere fino alle elezioni del 2023 comporterebbe effetti dannosi troppo importanti per la piazza economica svizzera. Bisogna agire in fretta, per stabilizzare gli accordi bilaterali.
L’essenziale in breve
Da tempo l’economia svizzera di pronuncia a chiari toni a favore degli accordi bilaterali. Dopo il fallimento dei negoziati sull’accordo istituzionale, questi ultimi si stanno via via erodendo. La Borsa e le banche, il settore medtech, la ricerca svizzera nonché i fornitori di elettricità sono direttamente interessati. In questi settori urgono delle misure. Parallelamente, il Consiglio federale è invitato a prendere decisioni di principio in materia di politica europea. Regolare le questioni istituzionali è importante. In questo contesto, l’economia necessita di una sincronizzazione degli accordi di integrazione al mercato e di una procedura di regolamento delle controversie. Una soluzione potrebbe essere quella di combinare soluzioni settoriali con regole generali.
Posizione di economiesuisse
- L’erosione della via bilaterale nuoce alla piazza economica svizzera e all’UE. Essa nuoce anche agli interessi strategici comuni dei due partner.
- Il Consiglio federale è invitato ad agire subito per sbloccare la politica europea e garantire la continuazione della via bilaterale. L’economia si rifiuta di attendere ulteriormente.
- Occorre trovare soluzioni principalmente nei settori della borsa e degli istituti bancari, del medtech, della ricerca e dell’approvvigionamento elettrico.
- Le imprese svizzere hanno bisogno di certezza del diritto nelle loro relazioni economiche con l’UE. Per questo è indispensabile una chiarificazione degli aspetti istituzionali. Una delle opzioni consiste nell’associare un approccio settoriale a regole globali.
- In materia di politica interna ed estera, sono necessarie misure per rafforzare l’economia d’esportazione.

Posizione strategica della Svizzera in materia di politica europea
Dopo il fallimento dell’accordo istituzionale il 26 maggio 2021, la politica europea della Svizzera è in crisi. Quest’ultima si manifesta, in particolare, nei seguenti settori:
- L’UE rifiuta di aggiornare l’accordo bilaterale sugli ostacoli tecnici al commercio.
- L’UE rifiuta di associare la Svizzera al programma quadro di ricerca dell’UE «Horizon Europa» (2021-27) conformemente all’accordo bilaterale sulla ricerca.
- Tutti i negoziati sugli accordi bilaterali di integrazione al mercato sono bloccati.
L’erosione degli accordi bilaterali di integrazione al mercato e di cooperazione è iniziata e sta causando danni (cf. capitolo «Il blocco della politica europea nuoce all’economia»). La posizione strategica della Svizzera è la seguente: nonostante potenziali danni considerevoli, il Consiglio federale non ha nessun piano concreto sul modo di minimizzare questi danni, né per il futuro della politica europea nel suo insieme. D’altra parte, è stato annunciato che sarà fatta una valutazione nei prossimi due anni e che si cercherà un dialogo politico con l’UE. Non è però nell’interesse dell’economia svizzera attendere così a lungo. Sono inoltre possibili altre misure dell’UE contro gli interessi economici della Svizzera. Dopo l’incontro con il consigliere federale Ignazio Cassis il 15 novembre 2021, l’UE ha chiesto al governo svizzero un impegno e una tabella di marcia vincolante – e questo entro il prossimo incontro. Quest’ultimo ha dovuto essere rinviato a causa dell’annullamento del WEF.
La Svizzera è confrontata ad importanti sfide strategiche.


Il blocco della politica europea penalizza l’economia
Erosione degli accordi
A seguito della mancanza di volontà della Commissione europea di adattare gli accordi bilaterali di integrazione al mercato esistenti ai cambiamenti dell’acquis dell’UE, l’erosione della possibilità per la Svizzera di partecipare al mercato interno europeo si fa già sentire direttamente e concretamente in diversi settori. Essa concerne in particolare le PMI locali e i settori innovativi a forte valore aggiunto e fortemente orientati all’esportazione. Anche le multinazionali che dispongono di grandi impianti di produzione in Svizzera ne sono colpite.
Servizi finanziari
- Mancato riconoscimento dell’equivalenza della regolamentazione borsistica da parte dell’UE
La piazza borsistica svizzera SIX e le imprese quotate alla Borsa svizzera sono toccate dal mancato riconoscimento dell’equivalenza della regolamentazione borsistica svizzera da parte dell’UE (dopo il mese di luglio 2019). La misura di salvaguardia adottata finora dal Consiglio federale ha permesso di evitare che il commercio di titoli di partecipazione svizzeri uscisse dal nostro paese. Questo mancato riconoscimento ha comunque anche conseguenze negative sulle attività europee delle imprese quotate in Svizzera.
- Blocco delle procedure di equivalenza aperte / revisione completa della legislazione europea sui servizi finanziari concernenti i paesi terzi – ciò che ostacola l’accesso al mercato dei servizi bancari
Le possibilità per gli istituti bancari svizzeri di fornire dalla Svizzera servizi ai loro clienti nell’UE sono sempre più limitate a causa del blocco delle procedure di riconoscimento di equivalenza. Inoltre, in seno all’UE si costata una tendenza a rendere più difficoltose le operazioni transfrontaliere delle banche dei paesi terzi, inclusa dunque anche la Svizzera. La delocalizzazione parziale di alcuni servizi finanziari verso l’UE non potrà compensare il probabile pregiudizio derivante dall’impossibilità di accedere al mercato. Inoltre, queste delocalizzazioni nuocciono alla piazza finanziaria svizzera.
Ostacoli tecnici al commercio
- Aggiornamento dell'accordo di riconoscimento reciproco della conformità (MRA) per i dispositivi medici bloccato
L’industria svizzera delle tecnologie mediche ne è già toccata, poiché dopo il 26 maggio 2021 deve esportare i suoi prodotti verso il mercato interno europeo secondo le condizioni applicate ai paesi terzi. I costi di adattamento dell’industria sono valutati a 110 milioni di franchi e i costi ricorrenti annui a circa 75 milioni di franchi. Dal momento che i dispositivi medici dell’UE devono anche essere importati in Svizzera alle condizioni dei paesi terzi, si pongono dei problemi, poiché ciò non è redditizio per piccoli volumi. Ad essere colpito dalla misura è circa un ottavo di tutti i dispositivi medici importati oggi dall’UE. Le semplificazioni decise temporaneamente dalla Svizzera, a fine dicembre 2021, per l’importazione di prodotti dall’UE sono dunque accolti favorevolmente dal settore.
- Blocco prevedibile per altri prodotti industriali
Nel 2023, un regolamento sulle macchine dovrebbe sostituire l’attuale corrispondente direttiva europea. Quest’ultimo dovrebbe essere applicato a partire dal 2025/26. In seguito, le macchine svizzere interessate sarebbero trattate come prodotti provenienti da uno Stato terzo. Nella pratica, soltanto una minoranza di macchine è sottoposta ad un obbligo di certificazione da parte di un terzo. Tuttavia, i costi di adattamento per il settore sono stimati da 300 fino a 700 milioni di franchi, mentre i costi ricorrenti annui tra i 250 e i 500 milioni di franchi.
Anche la revisione della legislazione sui medicamenti dovrebbe entrare in vigore a partire dal 2025/2026. Ne sarebbe toccato particolarmente il settore farmaceutico svizzero. Ci si attendono costi di adattamento tra i 450 e i 900 milioni di franchi e costi ricorrenti annui compresi tra 250 e 700 milioni di franchi.
Riassumendo, per i settori interessati, la mancata attualizzazione del MRA rischia di comportare costi annuali supplementari tra gli 0,6 e gli 1,3 miliardi di franchi.
Ricerca e innovazione imprenditoriale
La Svizzera non è pienamente associata ai programmi di ricerca dell’UE «Horizon Europa», Euratom, Digital Europe e ITER. Questo comporta inconvenienti per la piazza di ricerca e di innovazione svizzera. Per un terzo di tutti i programmi di ricerca, la Svizzera è totalmente esclusa; per gli altri, occorre un finanziamento diretto della Svizzera. Inoltre, è esclusa la direzione di progetto da parte di istituti svizzeri–quest’ultima è però molto importante per gli istituti che conducono ricerca di punta.
Anche la promozione dell’innovazione in seno alle imprese è colpita negativamente. Le start-up e le PMI sono concretamente toccate, poiché non ricevono più contributi per progetti d’innovazione internazionali.
Settore dell’elettricità/sicurezza d’approvvigionamento
L’UE rifiuta di stipulare un accordo bilaterale sull’elettricità con la Svizzera. Questa esclusione della Svizzera dal mercato europeo dell’elettricità provoca costi in costante crescita, di circa 120 milioni di franchi all’anno, ossia più di 300 milioni di franchi nel 2030. Inoltre, bisogna attendersi, al più tardi a partire dal 2025, difficoltà di approvvigionamento durante il semestre invernale e un maggiore rischio di blackout di corrente. I costi di un blackout sono stimati a 4 miliardi di franchi al giorno. Tutta l’economia ne sarebbe colpita. Infine, la stabilità della rete non sarebbe più garantita, poiché l’UE vuole escludere la Svizzera dalle piattaforme di coordinamento europeo e da ENTSOE (l'associazione dei gestori europei dei sistemi di trasmissione).

Interessi economici comuni della Svizzera e dell’UE
Gli accordi bilaterali di accesso ai mercati sono di grande importanza economica, sia per la Svizzera che per l’UE.
Accordo sulla libera circolazione delle persone
Oltre 1,4 milioni di cittadini europei vivono e lavorano attualmente in Svizzera. Inoltre, 340’000 cittadini dell’UE giungono ogni giorno in Svizzera per lavorare in quanto frontalieri. I frontalieri generano un reddito professionale medio di 27 miliardi di franchi all’anno, che viene tassato nelle regioni prossime alla frontiera. I cittadini dell’UE, generalmente ben qualificati, contribuiscono ampiamente alla competitività dell’economia svizzera.
Accordo sui trasporti terrestri
Grazie all’accordo sui trasporti terrestri, la Svizzera è perfettamente integrata nella rete di trasporto europea. Ne beneficiano il settore logistico svizzero, la piazza industriale, ma anche l’UE: ogni anno, 900’000 camion provenienti dall’UE attraversano la Svizzera senza subire ritardi importanti. Vi sono anche aspetti ambientali positivi: l’accordo sui trasporti terrestri contribuisce ampiamente al finanziamento del trasferimento sulla ferrovia del trasporto di merci attraverso le Alpi.
Accordo sul trasporto aereo
L’accordo sul trasporto aereo ha permesso di ampliare la scelta di linee aeree – soprattutto verso l’UE – e di far diminuire i prezzi. Questo è molto importante per le imprese internazionali della Svizzera. L’aeroporto di Zurigo, in quanto hub internazionale, ha anch’esso considerevolmente beneficiato della sua partecipazione allo spazio aereo europeo. Da parte sua, l’UE approfitta ampiamente dell’utilizzo dello spazio aereo svizzero, che è uno dei più densi d’Europa (nel corso degli ultimi undici anni, la Svizzera ha registrato 1,2 milioni di movimenti aerei all’anno in media, di cui la metà sono voli di transito).
Accordo sugli ostacoli tecnici al commercio (MRA)
Questo accordo ha permesso alle industrie svizzere di integrarsi con successo nelle catene di valore regionali. Esse sono anche importanti fornitori di imprese dell’UE. Grazie alla partecipazione reciproca al mercato e a norme industriali armonizzate, la Svizzera e le regioni limitrofe dell’UE si sono unite per diventare la prima piazza industriale d'Europa. Le imprese dei due lati della frontiera ne beneficiano. La diversità dei prodotti in Svizzera ne risulta rafforzata (ad esempio i dispositivi medici). Per i fabbricanti dell’UE di prodotti il cui volume di vendita in Svizzera è basso, la mancata attualizzazione del MRA crea nuove barriere commerciali. Queste ultime concernono circa un ottavo di tutti i dispositivi medici commercializzati in Svizzera.
Formazione e innovazione
I programmi di ricerca dell'UE forniscono un importante contributo al miglioramento della capacità innovativa e, in definitiva, alla competitività internazionale dell'Europa nel suo complesso. Con i politecnici federali di Zurigo e Losanna, due università tra le migliori 20 al mondo, potrebbero in linea di principio partecipare al programma «Horizon Europa». Inoltre, più del 40% dei ricercatori alle università e agli istituti di ricerca svizzeri sono cittadini dell’UE. Senza una fitta rete dei suoi istituti di ricerca, l’Europa non avrebbe alcuna chance di restare ai vertici del progresso mondiale se confrontata al polo di ricerca dominante che sono gli Stati Uniti e gli istituti di ricerca asiatici (in particolare la Cina), che continuano a guadagnare importanza. L’innovazione nell’ambito delle imprese europee ne risulta penalizzata. La Svizzera ha una densità di imprese innovative molto elevata nel confronto internazionale.
Elettricità
In totale, 41 linee elettriche non regolate collegano la Svizzera alla rete elettrica dell’UE. E il 10% del transito di elettricità in Europa passa dalla Svizzera. I paesi vicini ne beneficiano ampiamente. Fino al 30% dell’elettricità scambiata tra la Germania e la Francia passa dalla Svizzera. I flussi di transito continuano a crescere a seguito della svolta energetica osservata in Europa, ciò che va a sovraccaricare maggiormente la rete di trasporto. Per stabilizzare la rete elettrica europea a lungo termine, è nell’interesse delle due parti integrare la Svizzera. Le centrali idroelettriche svizzere potrebbero, inoltre, svolgere un ruolo importante di stoccaggio nella rete elettrica europea per compensare le fluttuazioni di corrente delle fonti energetiche rinnovabili. Una panne di elettricità generalizzata in Svizzera riguarderebbe inevitabilmente le reti elettriche delle regioni vicine e comporterebbe così oneri supplementari elevati.
Prevalgono gli interessi delle due parti
Relazioni stabili e dense tra la Svizzera e l’UE non sono dunque soltanto nell’interesse di alcuni settori o campi politici, bensì nell’interesse generale delle due parti. Una frammentazione delle reti economiche, di ricerca e di approvvigionamento europee indebolirebbe a medio e lungo termine la competitività e la resilienza dell’insieme del continente. Oltre all’erosione dannosa di altre parti degli accordi di integrazione al mercato e di cooperazione a seguito della loro mancata applicazione da parte dell’UE, occorre inoltre sottolineare le opportunità perse a causa della mancanza di nuovi accordi. Questi ultimi concernono tutti i settori politici centrali quali la politica climatica e la politica sanitaria, o ancora la digitalizzazione e i servizi finanziari.

Misure adottate dalla Svizzera per minimizzare i danni economici
Equivalenza borsistica
Dal momento che l’UE non riconosce ancora la regolamentazione borsistica svizzera come equivalente e che l’ordinanza urgente atta a proteggere l’infrastruttura borsistica svizzera scade alla fine dell’anno, il Consiglio federale ha deciso il 17 novembre 2021 di prolungarla di sei mesi e di integrarla in una legge ordinaria.
Con questa misura difensiva, il Consiglio federale ha finora soddisfatto l’obiettivo di preservare il funzionamento del mercato svizzero dei capitali. L’economia ha sostenuto questa procedura. Dal punto di vista del settore finanziario, l’obiettivo strategico deve però restare il riconoscimento illimitato dell’equivalenza della regolamentazione borsistica svizzera da parte della Commissione europea. La Svizzera adempie di fatto tutte le condizioni tecniche.
Dispositivi medici
In reazione alla decisione della Commissione europea del 26 maggio 2021 di non più riconoscere i dispositivi medici come equivalenti (e di sottoporli alla regolamentazione applicata ai paesi terzi), il Consiglio federale ha modificato l’ordinanza svizzera sui dispositivi medici (ODmed). Questa modifica intende garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e la sorveglianza del mercato nel campo dei dispositivi medici in Svizzera. Il Consiglio federale ha però inasprito le disposizioni riprese dall’UE (RDM) (Swiss finish). Pertanto, si sono creati importanti ostacoli all’importazione per i prodotti di fabbricanti stranieri.
Gli ambienti economici si sono chiaramente opposti: le misure alternative nel settore dei dispositivi medici e in particolare lo Swiss finish, contravvengono al MRA, non producono l’effetto sperato e sono perfino controproducenti. A fine 2021, si è trovata una soluzione pragmatica con il settore. Questo aiuta non solo l’industria svizzera delle tecnologie mediche, ma anche le cure mediche in Svizzera.
Contributo alla coesione
La Commissione europea ha condizionato l’apertura di negoziati sulla partecipazione della Svizzera ad «Horizon Europa» alla liberazione del secondo contributo di coesione. Liberando senza condizioni questo contributo, adottato già nel 2019, la Svizzera tenta di uscire da una spirale dove i «temi esteri» vengono regolarmente associati alla politica europea. Il Consiglio federale ha approvato il relativo protocollo d’intesa con l’UE il 24 novembre 2021. L’economia sostiene questo approccio.
Lo sperato sblocco dell’associazione della Svizzera al programma quadro di ricerca europeo «Horizon Europa» si fa però ancora attendere.
Horizon Europa
Il 17 settembre 2021, il Consiglio federale ha deciso di introdurre misure transitorie in attesa dell’auspicata associazione da parte della Svizzera. Queste misure implicano il Fondo nazionale svizzero, Innosuisse, l’Agenzia spaziale europea ESA e altri attori. Le previste misure transitorie sono state presentate al Parlamento nell’ambito di un annuncio tardivo relativo al preventivo 2022, nel corso della sessione invernale 2021. Inoltre, il 20 ottobre 2021, il Consiglio federale ha incaricato il Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR) di garantire il finanziamento dei partecipanti svizzeri alle tappe del programma «Horizon Europa» che vengono loro aperte. Altre misure complementari e di sostituzione saranno esaminate entro il 2023. Esse saranno attuate se la Svizzera non riuscisse a partecipare ad «Horizon Europa» in quanto membro a pieni diritti.
L’economia sostiene le misure e il calendario. Detto questo, queste misure non potranno compensare interamente le possibilità che un’associazione a pieni diritti offrirebbe ai ricercatori e alle imprese di un paese. L’associazione completa ad «Horizon Europa» resta l’obiettivo principale.
Prevenire le crisi nel settore dell’elettricità
Il 1o dicembre 2021, gli Stati Penta (Belgio, Germania, Francia, Lussemburgo, Olanda, Austria) hanno sottoscritto un protocollo d’intesa con la Svizzera sulla prevenzione delle crisi nel settore dell’elettricità. La Svizzera si trova così in una situazione più favorevole per collaborare con i paesi vicini in caso di problemi di approvvigionamento, ciò che è ritenuto positivo. La partecipazione al mercato europeo dell’elettricità potrebbe limitare il verificarsi di simili situazioni di crisi, ma non evitarle.

Dopo l’abbandono dei negoziati: le rivendicazioni concrete dell’economia
Per una politica europea attiva
In collaborazione con i suoi membri, economiesuisse ha elaborato delle rivendicazioni in materia di politica europea della Svizzera. La questione principale è di sapere ciò che gli ambienti economici attendono dalla politica europea nel corso dei prossimi due o tre anni e dove porre le priorità. È necessario agire immediatamente alfine di poter trovare soluzioni in tempo utile nei settori prioritari. Gli ambienti economici si oppongono fermamente ad una politica che consiste nell’attendere le elezioni del 2023. Dal momento che il Consiglio federale ha abbandonato unilateralmente i negoziati relativi all’accordo istituzionale, deve ora garantire una politica europea della Svizzera affidabile. Le rivendicazioni dell’economia sono divise in quattro temi:
- Decisioni di principio
- Settori prioritari e misure di compensazione
- Proposte istituzionali
- Una politica strutturale mirata per rafforzare l’economia d’esportazione
Decisioni di principio del Consiglio federale per sbloccare la politica europea
Occorre agire subito. In materia di politica europea, attendere significa svantaggi politici ed economici per il nostro paese. Per questo gli ambienti economici chiedono al Consiglio federale di attivarsi senza indugi per sbloccare la politica europea. Proseguire la via bilaterale è l’obiettivo riconosciuto e ampiamente sostenuto della politica europea della Svizzera – anche l’UE ha manifestato il proprio interesse a più riprese.
Lo sblocco presuppone tre decisioni di principio da parte del Consiglio federale:
1. Proseguire i cinque accordi bilaterali di integrazione al mercato
- Il Consiglio federale deve adottare una decisione di principio sul prolungamento dei cinque accordi di integrazione al mercato. Se desidera prolungarli, la Svizzera deve impegnarsi a risolvere le questioni istituzionali con l’UE. Di fatto, dopo il 2018, nulla indica che l’UE sia pronta a prolungare questi accordi senza un chiarimento delle questioni istituzionali.
- Se il Consiglio federale decidesse di non riconfermare gli accordi di integrazione al mercato, occorre elaborare una soluzione alternativa per la politica europea alfine di regolare le relazioni economiche. Questo include di riesaminare l’opzione di un accordo di libero scambio globale, con i suoi vantaggi e i suoi inconvenienti politici ed economici.
economiesuisse è chiaramente favorevole al proseguimento dei cinque accordi bilaterali di integrazione al mercato. A medio termine, non esistono altre opzioni in materia di politica europea, in grado di raccogliere maggioranze, per garantire una partecipazione equivalente al mercato.
2. Elaborare attivamente un’agenda comune
- Basandosi sugli interessi strategici comuni della Svizzera e dell’UE, il Consiglio federale deve rapidamente elaborare un’agenda e proporla all’UE. Quest’ultima deve contenere delle priorità a breve termine per i prossimi due anni nonché delle prospettive a medio termine.
- Per quanto concerne l’orizzonte a medio termine, le questioni economiche della via bilaterale devono essere definite nella prospettiva degli obiettivi fondamentali e strategici delle due parti: il Consiglio federale e l’UE devono definire concretamente come intendano cooperare per quanto concerne i loro interessi strategici comuni nei settori industriale e finanziario, nella ricerca e nell’innovazione, nelle infrastrutture (trasporti terrestri e aerei, approvvigionamento elettrico) nonché in materia di politica climatica e sanitaria.
3. Imporre attivamente gli interessi svizzeri
- L’economia chiede il proseguimento dell’applicazione di tutti gli accordi bilaterali in vigore (pacta sunt servanda).
- Se l’UE dovesse persistere nel rifiutare di applicare gli accordi esistenti, dovrebbero essere esaminate e attuate misure giuridiche. Questo comprende anche il sostegno giuridico delle imprese e delle organizzazioni che intendono ricorrere e difendersi contro le misure discriminatorie dell’UE di fronte ai tribunali. Nel contempo, in caso di continue o nuove discriminazioni, la Svizzera deve fare uso delle possibilità di avviare un’azione legale presso la Corte europea di giustizia o l’OMC.
Settori prioritari e misure di compensazione
Settori prioritari
Secondo economiesuisse, nei prossimi due anni bisogna trovare soluzioni principalmente nei quattro settori seguenti:
- riconoscimento dell’equivalenza delle regolamentazioni finanziarie in relazione a paesi terzi (regolamentazione borsistica, servizi finanziari), nonché accesso ai mercati per i servizi bancari e nell’ambito degli strumenti finanziari;
- misure atte ad abolire gli ostacoli tecnici al commercio concernenti i dispositivi medici, altri prodotti industriali e processi di fabbricazione di medicamenti;
- ricerca e promozione dell’innovazione in seno alle imprese;
- mercato dell’elettricità e certezza d’approvvigionamento.
In questi quattro settori, i danni economici sono considerevoli per le imprese svizzere nonché per i loro fornitori e clienti nell’UE. Anche la ricerca subisce dei danni. Questi ultimi si sono già verificati e si manifesteranno nei prossimi due anni. E ciò nel caso in cui l’UE continuasse sulla strada della non applicazione degli accordi esistenti, ciò che si può supporre al momento attuale. Questi danni non possono essere accettati passivamente, ma devono essere minimizzati da un insieme di misure.
Misure di compensazione nei settori prioritari
I danni diretti e immediati derivanti dalla rottura unilaterale dei negoziati relativi all’accordo istituzionale devono essere minimizzati il più rapidamente possibile grazie alle seguenti misure di compensazione:
- Piazza borsistica e finanziaria svizzera: migliorare le condizioni quadro fiscali e normative per rafforzare la sua competitività internazionale. Migliorare l’accesso transfrontaliero al mercato dei servizi bancari e d’investimento dalla Svizzera mediante soluzioni realizzabili, conformemente alla strategia del Consiglio federale in materia di mercati finanziari (dicembre 2020).
- Dispositivi medici: nell’ODmed, bisogna eliminare le regole che vanno oltre la RDM e complicano gli scambi (niente Swiss finish).
- Ricerca e promozione dell’innovazione nelle imprese: se l’UE dovesse persistere nel rifiutare l’associazione della Svizzera al programma quadro di ricerca «Horizon Europa», la Confederazione dovrebbe investire mezzi supplementari nella ricerca e nella promozione dell’innovazione nei prossimi dieci anni. Questi ultimi devono essere utilizzati per promuovere progetti in Europa o in altri paesi terzi (sempre che i progetti abbiano un legame sufficiente con la Svizzera). La promozione dell’innovazione nell’ambito delle imprese dev’essere sviluppata rapidamente in collaborazione con piazze economiche di prim’ordine.
- Politica energetica: senza un accordo sull’elettricità con l’UE, la Svizzera ha bisogno di un adeguamento fondamentale della propria strategia energetica. Inoltre, la Svizzera ha bisogno di investimenti nella stabilità della rete.
Queste misure di compensazione devono essere attuate da subito, poiché occorreranno probabilmente diversi anni prima che la politica europea della Svizzera sia completamente sbloccata. Le misure di protezione dei salari sono più efficaci e meno costose grazie alla digitalizzazione.
Inoltre, gli ambienti economici auspicano di aumentare l’efficacia delle misure di protezione salariale e di accompagnamento grazie alla digitalizzazione. Quest’ultima semplificherebbe le notifiche, i giustificativi e i controlli. Con la digitalizzazione, si possono così accorciare fortemente i termini di preavviso.
Rivendicazioni istituzionali: l’economia ha bisogno di certezza del diritto
Le imprese svizzere hanno bisogno di certezza del diritto per quanto concerne le relazioni economiche con l’UE. Per questo, è indispensabile chiarire gli aspetti istituzionali.
Approccio settoriale associato ad un accordo generale relativo alla partecipazione al mercato
La combinazione di regole settoriali con un "accordo generale relativo alla partecipazione al mercato" è in primo piano per gli ambienti economici.
- Spetta al Consiglio federale ricercare e negoziare soluzioni istituzionali in collaborazione con l’UE. A tal proposito esistono molteplici possibilità.
- Dal momento che le regole istituzionali concernono solo i cinque accordi di integrazione al mercato esistenti (libera circolazione delle persone, trasporti terrestri e aerei, ostacoli tecnici al commercio, agricoltura), esse possono essere stabilite anche nei vari accordi.
- Inoltre, delle regole fondamentali applicabili a tutti gli accordi di integrazione al mercato possono essere fissate in un «accordo generale che regge la partecipazione al mercato».
Sincronizzare gli accordi di integrazione al mercato e i riconoscimenti dell’equivalenza
- Per le imprese, per la partecipazione al mercato comune è essenziale l’aggiornamento in tempo utile degli accordi di integrazione al mercato rispetto al diritto comunitario determinante. Se l’UE bloccasse questo aggiornamento, ciò creerebbe problemi per le imprese.
- Questa sincronizzazione è particolarmente importante per quanto concerne gli ostacoli tecnici al commercio, nonché i trasporti terrestri e aerei.
- Anche il riconoscimento tempestivo dell’equivalenza delle regolamentazioni svizzere è importante.
Procedure giuridiche di regolamento delle controversie nell’interesse della Svizzera
- Un meccanismo di regolamento delle controversie è altrettanto importante: se la Svizzera e l’UE non raggiungessero un accordo politico su una questione litigiosa, sarebbe necessaria una procedura legale equilibrata per appianare la vertenza.
- Dalle due parti, bisogna evitare misure di ritorsione «politiche» a scapito delle imprese.
Migliorare le condizioni quadro per l’industria esportatrice
Poiché l’economia d’esportazione è la più colpita dai «colpi bassi» incessanti dell’UE, sono necessarie misure strutturali per rafforzarla in maniera mirata. Queste ultime sono ancora più urgenti se l’UE rifiutasse di applicare gli accordi esistenti.
Per l’economia estera svizzera, non solo le relazioni con l’UE, ma anche il multilateralismo (OMC) e le relazioni bilaterali con altri partner commerciali importanti svolgono un ruolo strategico essenziale. Tra questi ultimi dovrebbero continuare a guadagnare importanza gli Stati Uniti e la Cina. Da ciò si possono delineare i seguenti campi d’azione:
- migliorare le buone condizioni fiscali della piazza economica svizzera, tenendo conto degli standard dell’OCSE;
- estendere sistematicamente la rete di accordi di libero scambio della Svizzera: concludere accordi (in particolare con il Mercosur, la Malaysia, il Vietnam, gli Stati Uniti, l’India e l’Australia) e modernizzare gli accordi esistenti (in particolare con il Canada, la Cina, il Messico, il Giappone e la Corea del Sud). Per gli accordi di libero scambio, mirare alla definizione di un legame con le regole d’origine (cumulo);
- accordi nel settore del commercio digitale (multilaterale e bilaterale, a pieni diritti o nell’ambito di accordi di libero scambio);
- esaminare rapidamente e proattivamente la possibilità di partecipare alle zone di libero scambio plurilaterali, in priorità nel Pacifico, in Asia, in Africa (ad esempio RCEP, PTPGP, ZLECA);
- partecipare ad iniziative dell’OMC rilevanti, plurilaterali e che facilitano gli scambi (ad esempio «healthcare products initiative»);
- ridurre gli ostacoli non tariffari al commercio attraverso un’armonizzazione mondiale (ad esempio SGH);
- ponderare maggiormente le priorità dell’economia estera: poiché un rafforzamento dell’economia d’esportazione è decisivo per la Svizzera, è possibile ponderare più attentamente gli interessi privati motivati da considerazioni puramente interne. Tra l’altro nei settori seguenti: protezionismo agricolo, divieti tecnologici (ad esempio divieto degli OGM), misure unilaterali (evitare uno Swiss finish con prescrizioni sulle derrate alimentari), evitare di proibire e limitare l’esportazione di alcuni prodotti (ad esempio prodotti fitosanitari), esaminare gli interessi di potere e finanziari dei sindacati;
- attuare rapidamente l’abolizione decisa di tutti i dazi doganali sull’importazione dei prodotti industriali;
- aumentare l’attrattività della piazza economica svizzera per gli investimenti diretti stranieri, rinunciare ai controlli statali degli investimenti e altre misure protezionistiche;
- digitalizzare procedure amministrative per ridurre i costi delle aziende esportatrici;
- sviluppare la promozione delle esportazioni;
- sviluppare la protezione consolare delle imprese.
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