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L’accettazione dell’iniziativa per la limitazione significa la fine della via bilaterale

A colpo d'occhio

Nel maggio 2020 la Svizzera voterà probabilmente sull’iniziativa «Per un’immigrazione moderata (iniziativa per la limitazione)». Quest’ultima chiede di denunciare l’accordo sulla libera circolazione delle persone tra la Svizzera e i paesi dell’UE/AELS. Fin da subito l’economia si è pronunciata chiaramente contro questa iniziativa che avrebbe pesanti conseguenze in caso di accettazione. Di fatto, gli autori dell’iniziativa non mirano solo alla libera circolazione delle persone. A seguito della «clausola ghigliottina», sarebbe tutto il dispositivo dei Bilaterali I ad essere in pericolo. Il presente dossierpolitica illustra l’impatto che ne risulterebbe per il mercato del lavoro e la ricerca svizzera, e spiega per quale motivo né un accordo esteso di libero scambio, né un sistema di contingenti costituiscono valide alternative al dispositivo in vigore.

L’essenziale in breve

Con la sua iniziativa per la limitazione, l’UDC vorrebbe sbarazzarsi dell’accordo sulla libera circolazione delle persone. Siccome quest’ultimo è legato dalla «clausola ghigliottina» ad altri sei accordi dei Bilaterali I, l’accettazione dell’iniziativa comporterebbe automaticamente la fine di tutti gli accordi. La via bilaterale proseguita con successo finora si concluderebbe entro dodici mesi. Le imprese svizzere perderebbero in un solo colpo il loro accesso privilegiato al mercato d’esportazione europeo, che è di gran lunga il più importante per loro. Nel 2018, la quota parte del commercio estero dalla Svizzera in percentuale del PIL era del 95,3%; il 51,6% delle merci e dei servizi che la Svizzera ha esportato ha intrapreso la via di uno dei paesi dell’UE. Questa dinamica positiva si è tradotta in redditi più importanti. Alcuni esperti hanno calcolato che, grazie agli accordi bilaterali, i redditi pro capite annuali sono fino a 4400 franchi superiori rispetto a prima. Di fronte a questo successo indiscutibile, un’altra costatazione appare evidente: nessuna delle alternative suggerite dagli autori dell’iniziativa può sostituire la via bilaterale. Un accordo di libero scambio esteso non offrirebbe alle imprese svizzere lo stesso accesso al mercato interno europeo. Le esportazioni dell’economia svizzera verso l’UE non potrebbero più essere sostituite da maggiori esportazioni verso l’Asia o gli Stati Uniti, mercati che in questi ultimi mesi hanno del resto tendenza piuttosto ad isolarsi che non ad aprirsi. L’iniziativa dell’UDC contro i Bilaterali avrebbe così un’influenza negativa sul mercato del lavoro in Svizzera. I sistemi di contingenti del passato non hanno limitato l’immigrazione. Per contro, essi renderebbero un pessimo servizio alle imprese svizzere per lottare contro la penuria di personale qualificato. Questa iniziativa nuoce enormemente all’economia senza apportare vantaggi in contropartita. Per questa ragione economiesuisse la respinge categoricamente.

Posizione di economiesuisse

  • Gli accordi bilaterali offrono alle imprese svizzere un accesso privilegiato al mercato interno europeo e, quindi, al loro principale partner commerciale. Essi sono dunque di un’importanza cruciale per il mercato del lavoro svizzero.
  • Attualmente non esiste alcuna alternativa valida praticabile alla via bilaterale. Nessun accordo di libero scambio esteso potrebbe garantire un accesso così buono al mercato interno europeo, che rimarrà anche in un futuro prossimo il principale mercato d’esportazione dell’economia svizzera. Né gli Stati Uniti, né l’Asia possono sostituirlo.
  • L’iniziativa dell’UDC contro i Bilaterali non offre alcuna valida soluzione per il mercato del lavoro svizzero. I sistemi di contingenti mettono in pericolo gli impieghi che sono stati creati proprio grazie alla libera circolazione delle persone.
  • economiesuisse si oppone chiaramente all’iniziativa.
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L’iniziativa dell’UDC boicotta la via bilaterale

Gli accordi bilaterali I costituiscono la pietra miliare del quadro regolamentare che regge le relazioni tra la Svizzera e l’UE a seguito del rifiuto di adesione allo Spazio economico europeo (SEE) nel 1992. I negoziati sono durati vari anni prima di avere successo. Gli accordi sono stati firmati solo nel 1999. Nel 2000, questi ultimi sono stati accettati in votazione popolare da una netta maggioranza del 67,2%. Dopo l’entrata in vigore nel 2002, gli Svizzeri hanno avuto l’occasione di mostrare il loro sostegno alla via bilaterale in numerose altre votazioni. Secondo recenti sondaggi, la via bilaterale viene sostenuta dall’80% della popolazione svizzera.

Nell’ottobre 2017, l’UDC ha lanciato l’iniziativa contro i Bilaterali in collaborazione all’ASNI. L’iniziativa è stata depositata alla Cancelleria federale il 31 agosto 2018 sottoscritta da 116’139 firme valide. Il testo non lascia alcun margine d’interpretazione. Secondo quest’ultimo, la Svizzera sarebbe obbligata a porre fine alla libera circolazione delle persone con i paesi dell’UE/AELS. Essa non avrebbe il diritto di concludere nuovi trattati analoghi. Anche le disposizioni transitorie sono formulate in maniera rigida: in un primo tempo il Consiglio federale disporrebbe di un termine di dodici mesi per abrogare l’accordo sulla libera circolazione delle persone (ALC) attraverso la via dei negoziati. In caso di insuccesso, il Consiglio federale dovrebbe disdire l’accordo entro un ulteriore termine di 30 giorni. Gli autori dell’iniziativa ammettono che la Svizzera dovrebbe denunciare l’insieme del dispositivo dei Bilaterali I al più tardi tredici mesi dopo l’accettazione dell’iniziativa tranne se, contro ogni aspettativa, la Svizzera e l’UE riuscissero a trovare un accordo. Nel 1999, le parti si erano messe d’accordo su una clausola ghigliottina che prevede che i sette accordi (cf. presentazione sotto) non possono essere denunciati separatamente. Se un accordo dovesse cadere, anche gli altri accordi decadrebbero automaticamente sei mesi dopo. In altre parole, in caso d’accettazione dell’iniziativa contro i Bilaterali, la Svizzera porrebbe fine alla via bilaterale.

La scomparsa degli accordi bilaterali I avrebbe effetti anche sull’adesione della Svizzera all’Associazione europea di libero scambio (AELS). La zona di libero scambio formata con la Norvegia, il Liechtenstein e l’Islanda si basa sulla convenzione AELS, che è anch’essa fondata sugli accordi bilaterali I. Come scrive il Consiglio federale nel suo messaggio, «in caso di denuncia dell’ALC, non sarà possibile mantenere la convenzione AELS tale e quale.»

Grafico 1

Consqguenze in caso d'accettazione

Testo dell’iniziativa

La Costituzione federale1 è modificata come segue:

Art. 121b Immigrazione senza libera circolazione delle persone

1 La Svizzera disciplina autonomamente l’immigrazione degli stranieri.
2 Non possono essere conclusi nuovi trattati internazionali o assunti altri nuovi obblighi internazionali che accordino una libera circolazione delle persone a cittadini stranieri.
3 I trattati internazionali e gli altri obblighi internazionali in vigore non possono essere adeguati o estesi in modo tale da contraddire ai capoversi 1 e 2.

Art. 197 Ziff. 12
12. Disposizione transitoria dell’art. 121b (Immigrazione senza libera circolazione delle persone)

1 Occorre condurre negoziati affinché l’Accordo del 21 giugno 1999 tra la Confederazione svizzera, da una parte, e la Comunità europea ed i suoi Stati membri, dall’altra, sulla libera circolazione delle persone3 cessi di essere in vigore entro dodici mesi dall’accettazione dell’articolo 121b da parte del Popolo e dei Cantoni.
2 Se tale obiettivo non è raggiunto, nei 30 giorni successivi il Consiglio federale denuncia l’Accordo di cui al capoverso 1.

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Forte crescita dell’economia svizzera grazie agli accordi bilaterali

Su mandato dell’amministrazione federale, alcuni ricercatori del BAK Economics e di Ecoplan hanno, in due studi distinti, quantificato il valore economico degli accordi bilaterali I. Gli economisti del BAK Economics stimano che il PIL della Svizzera senza gli accordi bilaterali I sarebbe, ogni anno, inferiore a ciò che sarebbe senza accordi, e che il PIL diminuirebbe nel 2035 del 7,1%. In cifre assolute, la scomparsa dei Bilaterali I costerebbe alla Svizzera 630 miliardi di franchi (a titolo di confronto, il PIL della Svizzera ha raggiunto i 690 miliardi di franchi nel 2018). Per la popolazione, ne risulterebbe una perdita del reddito pro capite di 3400 franchi nel 2035.

 

Nei loro studi, gli esperti di Ecoplan non includono né l’accordo sulla ricerca, né gli effetti sistemici. Secondo loro, il prodotto interno lordo si ridurrebbe di 460 miliardi di franchi, che si tradurrebbe in una perdita di reddito medio di 1900 franchi all’anno pro capite fino al 2035.
Da notare che nei due studi i ricercatori hanno concepito i loro modelli sulla base di ipotesi molto prudenti. L’amministrazione federale giunge alla conclusione che l’impatto degli accordi bilaterali I sull’economia è probabilmente più elevato delle stime degli esperti.

La Svizzera beneficia maggiormente del mercato interno europeo rispetto ai paesi membri dell’UE

Chi, in Europa, beneficia maggiormente del mercato interno europeo? È la domanda che si è posta la celebre fondazione Bertelsmann nel 2019. Per saperlo, essa ha calcolato l’aumento del reddito pro capite risultante dall’accesso al mercato interno nelle diverse regioni. Sorprendentemente, il paese che beneficia maggiormente dell’accesso al mercato interno è un paese non membro dell’UE: la Svizzera. L’accesso al mercato interno comporta un aumento del reddito di 2914 euro pro capite e all’anno, contro ad esempio 1046 euro in Germania. Se l’analisi si concentra sulle regioni, questa cifra è ancora più alta: Zurigo (3592 euro), il Ticino (3238 euro) e il Nord-Ovest della Svizzera (3092 euro). L’accesso diretto al mercato interno reso possibile grazie agli accordi bilaterali ha chiaramente stimolato la crescita economica.

Anche economiesuisse ha realizzato il proprio studio e sviluppato un modello per calcolare il valore degli accordi bilaterali. Contrariamente agli istituti BAK Economics ed Ecoplan, non si tratta di una proiezione nel futuro. L’organizzazione mantello dell’economia svizzera ha cercato di conoscere retroattivamente il guadagno di crescita registrato dall’economia svizzera grazie all’entrata in vigore degli accordi bilaterali. Lo studio conclude che nel 2016, il reddito pro capite in Svizzera era di 4400 franchi circa superiore a quanto sarebbe stato senza gli accordi.

Non sorprende quindi che il 75% delle imprese svizzere si sia dichiarato favorevole agli accordi bilaterali nell’ambito di un sondaggio rappresentativo. Soltanto il 4% delle imprese interrogate si è detto contrario agli accordi.

Grafico 2

Valeur totale des accords bilatéraux
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Ogni accordo bilaterale apporta vantaggi alla Svizzera

Dopo il valore complessivo degli Accordi bilaterali di cui abbiamo discusso nel capitolo precedente, esamineremo ora i singoli accordi.

Libera circolazione delle persone

L’accordo più conosciuto e più importante tra i bilaterali I è sicuramente quello sulla libera circolazione delle persone. Esso stabilisce che i cittadini della Svizzera e dell’UE possono stabilirsi liberamente negli Stati partner e svolgervi un’attività lucrativa. A condizione però di possedere un contratto di lavoro, di essere indipendenti o di poter presentare sufficienti mezzi finanziari e disporre di una copertura dell’assicurazione malattia. Finora, la libera circolazione delle persone ha avuto un impatto positivo sul mercato del lavoro (ad esempio accesso a una manodopera qualificata). Le imprese insediate in Svizzera hanno dichiarato, in occasione di sondaggi, che questo accordo è di gran lunga il più importante dei sette accordi bilaterali I. Circa il 76,5% delle imprese interrogate considera l’accordo positivo, e soltanto il 6,8% lo ritiene negativo.

È difficile calcolare con precisione l’utilità della libera circolazione delle persone. Secondo i calcoli del professor George Sheldon dell’Università di Basilea, gli immigrati giunti con questa possibilità tra il 2003 e il 2011 hanno fatto aumentare il PIL pro capite della Svizzera di 553 franchi o dello 0,9% in media – nonostante la crisi finanziaria. Il valore economico dell’accordo sulla libera circolazione delle persone è stimato a 14 miliardi di franchi all’anno.

Abolizione degli ostacoli tecnici al commercio

L’accordo relativo all’abolizione degli ostacoli tecnici al commercio (Mutual recognition agreement ou ARM) prevede che un’impresa possa far esaminare la conformità di un prodotto presso un’unica istanza in Svizzera o in seno all’UE (valutazione detta di conformità). Grazie a questo accordo, le imprese interessate hanno guadagnato molto tempo e ridotto nettamente i loro costi. Il valore economico di questo accordo è di quasi 2 miliardi di franchi all’anno.

Accordo sull’agricoltura

L’accordo sull’agricoltura semplifica il commercio di alcuni prodotti agricoli, su tutti il formaggio e i prodotti lattieri trasformati. Da una parte, l’UE e la Svizzera sopprimono dei dazi doganali e, dall’altra parte, riconoscono l’equivalenza delle prescrizioni nei settori della medicina veterinaria, dei prodotti fitosanitari e dell’agricoltura biologica. L’accordo ha promosso le esportazioni di formaggio verso l’UE: tra il 2002 e il 2018, le vendite di formaggio e di ricotta svizzeri verso gli Stati membri dell’UE sono progredite del 42%. Le entrate dei relativi produttori sono, dal canto loro, aumentate di oltre il 50%. Dal momento che l’80% delle esportazioni sono destinate all’UE, questo mercato è di gran lunga il più importante per il formaggio svizzero. Per questo solo prodotto, l’accordo ha un valore calcolato in 100 milioni di franchi all’anno. Ma non è tutto, l’accordo riduce anche i prezzi per gli agricoltori svizzeri che possono importare delle sementi a prezzi più convenienti. Anche i consumatori svizzeri ne beneficiano, attraverso una maggiore offerta di formaggi nei negozi.

Accordo sui trasporti terrestri

L’accordo sui trasporti terrestri garantisce l’integrazione, nella politica europea, dell’obiettivo svizzero di trasferimento dalla strada alla ferrovia del traffico pesante attraverso le Alpi: l’UE ha accettato l’aumento della tassa sul traffico pesante commisurata alle prestazioni (TTPCP) a 325 franchi (2008) e la Svizzera l’aumento progressivo del limite di peso a 40 tonnellate (dal 2005). Gli esperti ritengono che questo accordo frutti 500 milioni di franchi all’anno.

Le PMI beneficiano soprattutto della partecipazione al mercato interno dell’UE

È in gran parte grazie agli accordi bilaterali I che imbianchini o architetti svizzeri possono fornire delle prestazioni in Germania o in Francia o che una PMI, come ad esempio la Bühlmann Laboratories, può vendere i suoi strumenti per test da laboratorio in Austria. Ciò non sarebbe possibile senza la libera circolazione delle persone e l’accordo sugli ostacoli tecnici al commercio. Questo mette in evidenza il fatto che le PMI beneficiano particolarmente della partecipazione al mercato interno dell’UE. La loro produzione, realizzata in Svizzera, è spesso destinata più all’UE che al mercato indigeno, molto più piccolo. Dunque, l’accesso europeo è importante. Se le grandi imprese possono trasferire la loro produzione all’estero, questo non è il caso delle PMI. La certezza del diritto introdotta grazie agli accordi bilaterali I è decisiva per le PMI. Ciò spiega anche perché il 74% di esse hanno dichiarato, nell’ambito di un sondaggio, che gli accordi bilaterali rappresentano un’opportunità per la Svizzera.

Accordo sul trasporto aereo

L’accordo sul trasporto aereo, che attribuisce alle compagnie aeree dei diritti d’accesso reciproci ai mercati del trasporto aereo, è ancora più importante. Dal momento che i passeggeri svizzeri possono beneficiare di tariffe vantaggiose e le compagnie aeree svizzere possono volare su un numero maggiore di destinazioni a tariffe convenienti, il valore di questo accordo è stimato a circa 7 miliardi di franchi. Grazie ad esso, la Svizzera è anche membro a pieni diritti dell’Agenzia europea per la sicurezza aerea (AESA) e può così partecipare all’elaborazione delle regole per l’aviazione.

Appalti pubblici

L’accordo sugli appalti pubblici estende l’obbligo le commesse ai sensi dell’Organizzazione mondiale del commercio in particolare al traffico ferroviario e a livello comunale. Ciò permette alle imprese svizzere, da una parte, di ottenere maggiori contratti in seno all’UE e, dall’altra parte, ai comuni di realizzare i loro progetti a costi inferiori. Il valore economico di questo accordo è stimato ad un miliardo di franchi all’anno.

Accordo sulla ricerca

L’accordo sulla ricerca pone le basi per la partecipazione dei ricercatori e delle imprese svizzere ai programmi quadro di ricerca dell’UE, il cui budget è stimato in termini di miliardi. Essi possono così gestire progetti prestigiosi nell’ambito del programma ed ampliare la loro rete. Grazie a questo accordo, la ricerca e l’innovazione svizzere hanno registrato un guadagno d’efficienza del 20% e creato un valore aggiunto di oltre 2 miliardi di franchi all’anno.

Grafico 3

Valore degli accordi bilaterali
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Nessuna soluzione alternativa equivalente

Un ampio accordo di libero scambio?

Il valore economico della via bilaterale è molto importante. La Svizzera potrebbe tentare di accedere al mercato interno europeo attraverso altri strumenti. A questo proposito, gli autori dell’iniziativa UDC contro i Bilaterali non cessano di optare per un accordo di libero scambio globale. Ma questo approccio trascura un punto essenziale: la Svizzera ha concluso degli accordi bilaterali affinché in materia di accesso al mercato i bisogni dell’economia svizzera non possono essere soddisfatti in maniera soddisfacente da un unico accordo di libero scambio. Se le imprese traggono profitto dalla loro partecipazione al mercato interno dell’UE, è soprattutto grazie a regole identiche per tutti e a nuove cooperazioni. Con un accordo di libero scambio, le norme svizzere non sarebbero più riconosciute come equivalenti nell’UE e alcuni settori, come il trasporto aereo, ne sarebbero totalmente esclusi. Un simile scenario sarebbe un grande passo indietro e provocherebbe costi elevati per la Svizzera. Un’analisi dell’amministrazione federale lo ha chiaramente evidenziato. Inoltre, un simile accordo deve dapprima essere negoziato e, indipendentemente dai possibili ritardi, non si sa quali concessioni l’UE sarebbe pronta a fare, né quali esigenze potrebbe di conseguenza formulare.

Inoltre, nei suoi scambi commerciali con l'UE, la Svizzera non può sottostare unicamente alle regole dell’OMC. Benché queste regole siano estremamente importanti per il commercio internazionale, esse fissano uno standard minimo per il commercio internazionale. L'accesso al mercato che gli accordi bilaterali permettono va ben oltre ciò che è concesso nell’ambito dell’OMC. Del resto, l'OMC è attualmente bloccata e non è chiaro come la situazione possa evolvere. È dunque ancora più importante per l’economia svizzera rafforzare le relazioni con il suo principale partner commerciale su basi solide.

Contare su altri mercati?

È essenziale che il commercio estero svizzero possa esportare verso il maggior numero possibile di regioni. Esso garantisce di fatto il 95,3% del PIL elvetico. Gli Svizzeri guadagnano due franchi su cinque grazie agli scambi con l’estero. A tal proposito, anche i mercati emergenti asiatici e quelli degli Stati Uniti sono, ovviamente, molto importanti. È evidente che la politica economica estera della Svizzera debba permettere alle imprese elvetiche le migliori condizioni di accesso possibili ai mercati e garantirle attraverso accordi di libero scambio. Detto questo, sarebbe sbagliato credere che questi altri mercati possano sostituire il commercio con l’UE.

Oggi, i clienti dell’UE “acquistano” il 51,6% della totalità delle esportazioni svizzere di beni e servizi. È vero che in proporzione, le esportazioni verso altre regioni aumentano più rapidamente, ma ad un livello molto più basso. Gli economisti del BAK Economics hanno fatto i loro calcoli e la loro conclusione è chiara: in questi prossimi dieci anni, l’UE continuerà a contribuire più di tutti alla progressione delle esportazioni svizzere, seguita dall’Asia. L’America entrerà in scena solo dopo questo periodo. È dunque essenziale che la Svizzera non comprometta le sue condizioni di accesso al mercato europeo.

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I contingenti aggravano la mancanza di lavoratori qualificati

L'iniziativa UDC contro i bilaterali nuocerebbe gravemente all’economia ponendo degli ostacoli alla vendita di prodotti e di servizi svizzeri all’UE. Ma essa penalizzerebbe anche il mercato del lavoro. La Svizzera soffre di una penuria di manodopera qualificata, che non farà altro che aggravarsi in futuro. Gli analisti di UBS prevedono che il nostro paese avrà bisogno nei prossimi dieci anni di 300'000 lavoratori supplementari. Per coprire questo bisogno, le imprese devono, in futuro come in passato, poter reperire i loro dipendenti in maniera flessibile anche in Europa. L'immigrazione ha moltiplicato gli impieghi in Svizzera, ciò di cui beneficiano anche gli abitanti del nostro paese. Gli economisti hanno così costatato, ad esempio, che il reclutamento di una persona molto qualificata crea in un’impresa a valle fino a cinque impieghi supplementari. Inoltre, il 74% dei lavoratori recentemente giunti in Svizzera provenienti dall’UE sono occupati in categorie professionali dai profili di qualifica elevati o molto elevati. Dopo il 2002, sono stati creati in Svizzera oltre 700'000 nuovi impieghi, di cui quasi la metà sono stati occupati da cittadini svizzeri. Le persone attive dell’UE e dell’AELS completano dunque i nostri effettivi locali. Senza la libera circolazione delle persone, le imprese svizzere dovrebbero confrontarsi al sistema di contingenti e mobilitare un funzionario federale per ogni collaboratore straniero. Il reclutamento di specialisti dell’UE diventerebbe più dispendioso in termini di tempo e soldi.

L'amministrazione federale studia regolarmente l’impatto sul mercato del lavoro dell’immigrazione autorizzata nell’ambito della libera circolazione delle persone. E le sue costatazioni sono positive: esse non denotano nessuna pressione generale al ribasso sui salari e mostrano che l’immigrazione sostiene il primo pilastro della nostra previdenza sociale. In questi ultimi anni, di fatto, i salari svizzeri sono continuamente progrediti, ossia di circa l’1,1% all’anno. Durante questo periodo, gli immigrati provenienti dall’UE hanno finanziato il 26,1% delle entrate dell’AVS e dell’AI, percependo solo il 15,3% delle prestazioni di queste due assicurazioni. Solo nel settore dell’assicurazione contro la disoccupazione i cittadini dell’UE/AELS beneficiano maggiormente di quanto versano in contributi, con cifre di rispettivamente il 31,1% e il 24,4%.

Misure adeguate e mirate per i disoccupati con più di 50 anni

Per l'economia svizzera, la penuria di manodopera qualificata è una sfida importante. Mentre la soppressione della libera circolazione delle persone aggraverebbe il problema, il Consiglio federale ha recentemente definito varie misure che potrebbero, al contrario, attenuarlo. Una buona parte di queste concerne i lavoratori con più di 50 anni, ciò che ha la sua importanza a livello economico, poiché questo gruppo rappresenta circa il 30% della popolazione attiva. Per aiutare questi lavoratori a reintegrarsi al mercato del lavoro più rapidamente e più facilmente dopo la disoccupazione sono stati concepiti diversi programmi di formazione e d’informazione. Infatti è assodato che per ritrovare un impiego, i disoccupati che hanno più di 50 anni hanno bisogno di molto più tempo (in media nove mesi), rispetto ai collaboratori più giovani. Non bisogna perdere di vista il fatto che la situazione delle persone di oltre 50 anni sul mercato del lavoro svizzero non è precaria. In questa fascia d’età, il tasso di occupazione raggiunge di fatto il 73%, ossia uno dei livelli più elevati nel confronto internazionale. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, il tasso di disoccupazione è del 4,2% presso le persone di 40-54 anni e del 4% per coloro tra i 55-64 anni: questi tassi sono inferiori a quello relativo al gruppo in età tra i 25-39 anni (4,9%). Da qui la conclusione che anche gli ultracinquantenni beneficiano in Svizzera del successo della via bilaterale.

L'immigrazione è fortemente diminuita dopo l’anno record del 2013 (cf. grafico). Dopo tutto, è la dinamica economica - i datori di lavoro che hanno bisogno di lavoratori - che la determina, e se l'economia si sviluppa, l'immigrazione aumenta. Al contrario, essa diminuisce quando le imprese svizzere hanno meno ordinazioni. La libera circolazione delle persone ha mostrato la sua efficacia sia per i datori di lavoro sia per i lavoratori svizzeri. Il sistema dei contingenti applicato in passato ci ha lasciato altri ricordi: non solo esso richiedeva parecchia burocrazia in occasione dell’assunzione, ma non aveva affatto rallentato l’immigrazione. Un semplice ritorno alle cifre del passato basta per dimostrarlo: centinaia di migliaia di persone sono immigrate in Svizzera tra il 1950 e il 1971 e 300’000 tra il 1984 e il 1990, quando la Svizzera applicava i contingenti.

Grafico 4

Evoluzione dell'immigrazione dopo il 2008
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In conclusione: è indispensabile mantenere relazioni stabili con il nostro principale partner commerciale

In questi ultimi anni, la Svizzera ha ampiamente beneficiato delle sue buone relazioni con l’Unione europea. Queste relazioni sono basate su accordi bilaterali. L’iniziativa UDC contro i bilaterali porrebbe bruscamente fine a questo successo e costerebbe, secondo diversi calcoli, tra i 460 e i 630 miliardi di franchi nei prossimi 18 anni. In altre parole, gli Svizzeri dovrebbero accontentarsi di 1900 fino a 3400 franchi in meno all’anno. Si costata inoltre che non esiste nessuna soluzione equivalente all’approccio bilaterale. Un vasto accordo di libero scambio non darebbe alla nostra economia lo stesso accesso al mercato interno dell’UE. Essa resta il principale partner commerciale della Svizzera, da cui acquista oltre la metà delle esportazioni. La stabilità e la qualità delle nostre relazioni con questo partner hanno dunque maggiore importanza, soprattutto in questi tempi di guerre commerciali e di blocco del sistema commerciale mondiale, che pongono ovunque importanti sfide alle imprese svizzere. L’iniziativa UDC incrinerebbe una via bilaterale finora fruttuosa, senza offrire una soluzione alternativa affidabile. Un accordo di libero scambio globale non può sostituire gli accordi bilaterali, come un sistema di contingenti non può migliorare la situazione sul mercato del lavoro. Anzi, questa iniziativa mette seriamente in pericolo il benessere e l’impiego in Svizzera, ragione per la quale economiesuisse vi si oppone in modo convinto.

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