# 6 / 2020
05.11.2020

Perché il commercio non frena ma sostiene lo sviluppo sostenibile

Il commercio mondiale, condizione per uno sviluppo sostenibile

Nella sua Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile, l’ONU dichiara che l’economia detiene un ruolo centrale per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile. A suo parere, il commercio mondiale è il motore di una crescita economica per tutti e un mezzo per ridurre la povertà e contribuire allo sviluppo sostenibile. 

Il commercio è una nozione vasta. Esso include gli scambi di beni di ogni tipo (importazioni ed esportazioni). Serve sia alla produzione di nuovi beni che al consumo, creando così un importante beneficio per le persone. Tuttavia, questo non comprende solo le cose materiali. Sono compresi anche gli investimenti diretti esteri e la fornitura di servizi transfrontalieri, ad esempio quando specialisti svizzeri riparano un macchinario in un altro Paese o consigliano imprese straniere sull'assicurazione contro i rischi.

Le importazioni e le esportazioni di beni aumentano il benessere

Il commercio di beni, materiali e immateriali, aumenta la ricchezza di tutti i paesi che partecipano agli scambi, poiché ogni paese si specializza nella produzione di beni dove possiede un vantaggio comparativo. Questa specializzazione per paese porta ad una divisione internazionale del lavoro: un paese importa i beni che costerebbero troppo se prodotti presso di esso ed esporta i beni che produce ad un costo inferiore all’estero. Le importazioni ampliano la scelta di beni nei paesi e diminuiscono i prezzi per i consumatori. Da parte loro, le esportazioni hanno un impatto positivo sull’occupazione, di modo che il reddito della popolazione aumenta. Nel complesso, le importazioni e le esportazioni di beni aumentano il benessere dei partecipanti agli scambi. Inoltre, il commercio mondiale di merci e servizi permette di integrare delle imprese locali nelle catene di valore aggiunto mondiali. 

L’intensificazione degli scambi stimola la concorrenza e dunque il progresso

La specializzazione dei paesi fa sì che alcuni settori dell'economia siano sempre più esposti a una maggiore concorrenza, compresa quella estera. Di conseguenza, i singoli fornitori nazionali possono essere estromessi dal mercato. Ma le conseguenze a lungo termine dell'aumento della concorrenza sono complessivamente positive. Le imprese devono attenersi ad un costante processo di rinnovamento. Il miglioramento dei processi produttivi che ne deriva, non solo permette di sostituire le strutture esistenti, ma stimola il progresso economico e tecnico sul mercato. Il successo sorride alle imprese particolarmente innovative. Grazie a progressi tecnologici e metodologici, esse sono in grado di affermarsi sul mercato e di aumentare la loro produttività. Questo genera nuovi rendimenti che possono essere reinvestiti e che finiscono col creare nuovi impieghi. 

Gli investimenti diretti esteri non sono soltanto sinonimo di impieghi

Il commercio mondiale comprende anche gli investimenti diretti esteri. Si tratta di una categoria di investimenti effettuati da società locali con l'intenzione di acquisire una partecipazione permanente in una società estera. Gli investimenti diretti esteri hanno effetti sia diretti che indiretti. Un effetto diretto si produce ad esempio quando un’impresa apre una succursale all’estero e paga i salari ai collaboratori locali che occupa. Vari studi hanno mostrato che nei paesi emergenti e in via di sviluppo i salari versati dalle imprese straniere sono tendenzialmente più elevati di quelli delle imprese locali. 

Gli investimenti diretti esteri hanno un effetto indiretto attraverso i cosiddetti effetti di ricaduta, noti anche come esternalità. Nel caso degli effetti Spillover, dei fattori d’influenza (ad esempio la produzione o il consumo di beni) hanno ripercussioni positive o negative su altri fattori. Un effetto Spillover positivo si produce ad esempio quando un’impresa svizzera forma dei collaboratori all’estero facendo così conoscere metodi di produzione più efficaci alla popolazione locale. L’inquinamento atmosferico causato da una fabbrica all’estero rappresenta un effetto Spillover negativo. In ambo i casi, si tratta di effetti esogeni, poiché i vantaggi e gli svantaggi non si riflettono sul prezzo.

Effetti strutturali positivi degli investimenti diretti 

Il grafico 2 mostra che nel caso degli investimenti diretti esteri possono verificarsi quattro diversi tipi di effetti di ricaduta. Ad esempio, le imprese straniere possono portare nuove tecnologie e conoscenze in un paese (trasferimento di conoscenze). Questo aumenta la produttività dell'economia locale. Le imprese straniere possono anche formare dei collaboratori che poi si trasferiranno nelle imprese locali (mobilità del lavoro). Nuovi partecipanti sul mercato stimolano inoltre la concorrenza, di modo che la produttività e l’efficienza sul mercato aumentano. Grazie all’arrivo delle imprese straniere, l’accesso ai mercati d’esportazione è agevolato, poiché le imprese del paese possono utilizzare le infrastrutture e le reti delle imprese straniere per i propri scopi.

Grafico 2

Gli investimenti diretti esteri facilitano anche l'integrazione delle imprese locali nelle catene di valore internazionali. Grazie agli effetti di ricaduta positivi, ne beneficiano anche le aziende che operano come fornitori o clienti di filiali estere. 

Dimensione economica: i mercati aperti riducono la povertà

Kofi Annan, ex segretario generale delle Nazioni Unite, aveva dichiarato un giorno: «I mercati aperti offrono la sola speranza realistica di far uscire miliardi di persone dalla povertà assoluta nei paesi in via di sviluppo, garantendo il benessere nei paesi industrializzati.» Egli era fermamente convinto che la causa della povertà e del sottosviluppo fosse dovuta ad insufficienti scambi commerciali e non ad un eccesso di questi ultimi, e si è sempre pronunciato a favore della soppressione delle barriere agli scambi. Anche la comunità scientifica concorda sul fatto che i mercati aperti e gli scambi si ripercuotono favorevolmente sullo sviluppo economico di un paese. Essi promuovono ad esempio direttamente la crescita del prodotto interno lordo pro capite, gli investimenti di capitali nonché la produttività. Inoltre, riducono la disoccupazione strutturale e dunque la povertà. 

Nel corso degli ultimi decenni, la percentuale di persone toccate da un’estrema povertà si è fortemente ridotta nel mondo. Nel 1981, il 42,5% degli abitanti del pianeta viveva ancora in uno stato di povertà estrema. Nel 2017, questa percentuale era solo del 9,2% (cf. grafico 3). Nel 2017, il tasso di povertà nel mondo non è mai stato così basso. Per il 2019, secondo le previsioni, il tasso di povertà nel mondo dovrebbe scendere all’8,2%. Dopo l’inizio degli anni ’90, sono uscite dalla povertà oltre un miliardo di persone.

Parallelamente, dopo il 1980 la quota del commercio nella crescita economica mondiale è fortemente aumentata. Il valore delle esportazioni dei paesi meno sviluppati è addirittura aumentato di oltre sei volte tra il 2000 e il 2018 (da 41 a 257 miliardi di dollari).
 

Grafico 3

Il commercio svolge un ruolo determinante nella riduzione della povertà. Uno studio sugli Stati africani mostra che l’apertura del commercio e i cambiamenti strutturali ad essa legati comportano a lungo termine una diminuzione della povertà, alla quale contribuisce fortemente il settore privato. La Banca mondiale e l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC) giungono alla stessa conclusione: lo sviluppo del commercio internazionale e l’accelerazione della crescita, i guadagni di produttività e l’aumento dei redditi che ne risultano, forniscono un contributo essenziale allo sradicamento della povertà. Nel 2018, le due organizzazioni hanno pubblicato un nuovo rapporto congiunto. Esse citano nuove prove sui legami tra il commercio e la riduzione della povertà nei paesi in via di sviluppo. Concretamente, come dimostra uno studio della Banca mondiale, il PIL pro capite aumenta dell’1% quando la partecipazione delle imprese di questo paese alle catene di valore mondiali aumenta dell’1%.

Dimensione sociale: l’apertura dei mercati migliora la qualità di vita

Anche gli effetti dei mercati aperti sulla sostenibilità sociale sono ampiamente positivi. Aumentano l'accesso della popolazione all'istruzione, soprattutto per le donne. Inoltre, le aperture del mercato vanno di pari passo con una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e riducono il lavoro minorile. Dal 1990, l'aspettativa di vita nei paesi meno sviluppati è aumentata di 13 anni e il tasso di mortalità globale dei bambini sotto i cinque anni è diminuito di quasi il 60%. 

Anche gli aspetti sociali sono una componente dell’indice di sviluppo umano (ISU) che misura il progresso sociale degli Stati. Vari studi giungono alla stessa conclusione. Esiste un legame positivo tra il commercio e l’ISU. Si è ad esempio notato che un afflusso di investimenti diretti esteri influisce favorevolmente sull’evoluzione dell’ISU in Africa. L’esempio dei paesi in via di sviluppo dopo il 1991 fornisce un’ulteriore prova di questo legame: al forte aumento degli stock d’investimenti diretti esteri in questi paesi ha risposto un’evoluzione favorevole dell’ISU in questi paesi.

Grafico 4

Dimensione ambientale: effetti contrastanti

Gli effetti di un aumento degli scambi sulla sostenibilità ecologica sono dibattuti. Secondo alcune critiche, i paesi sviluppati approfittano della liberalizzazione del commercio per spostare la loro impronta ambientale verso paesi più poveri con standard più bassi. Tuttavia, secondo le valutazioni del Politecnico di Zurigo, questa ipotesi non può essere provata empiricamente. Al contrario, la liberalizzazione attraverso accordi di libero scambio non provoca uno spostamento del carico ecologico verso i paesi a basso reddito.

La presenza di una relazione causa/effetto si verificherebbe nella curva ambientale di Kuznets (cf. grafico 5). La curva descrive la relazione tra l’inquinamento ambientale e il reddito pro capite. All’inizio dello sviluppo economico, le emissioni inquinanti aumentano al pari dell’inquinamento ambientale. Ma ciò si verifica solo ad una certa soglia di reddito. In seguito, la tendenza si inverte, in modo che la qualità ambientale migliora con l'aumento del reddito pro capite. L'applicabilità della curva ambientale di Kuznets è stata confermata per vari aspetti ambientali come l'inquinamento dell'acqua o dell'aria e l'impronta ecologica. 

Secondo questo approccio, il commercio può comportare, a breve e medio termine, un aumento delle emissioni di CO2 dovute all’aumento della produzione e del consumo.  Possono verificarsi effetti Spillover negativi. La produzione e il consumo possono anche avere un costo ambientale che non viene incluso nel prezzo di mercato. A lungo termine, le nuove tecnologie introdotte grazie agli scambi permettono un utilizzo più efficace ed efficiente delle risorse (effetto Spillover positivo). Inoltre, man mano che il reddito cresce, le abitudini di consumo della popolazione si modificano (il fatto di guadagnare due volte di più non fa raddoppiare gli acquisti di frigoriferi). La domanda di prodotti più sostenibili, ad esempio climatizzatori più efficienti, cresce, come pure la sensibilizzazione sul fatto di dover preservare l’ambiente. 

Spesso l'economia non viene presa sufficientemente in considerazione nella soluzione dei problemi ambientali. Allo stesso tempo, i segnali di prezzo consentono di sfruttare metodi di produzione più efficienti e nuove risorse. Un esempio: negli anni cinquanta, una lattina di alluminio pesava 85 grammi. Oggi questo peso è di soli 13 grammi. L’innovazione e il riciclaggio permettono ora di risparmiare l’85% della materia. La riduzione del consumo di materiali sembra divenire una realtà in particolare per i paesi industrializzati che hanno redditi relativamente elevati. In Svizzera, il consumo delle risorse pro capite è diminuito del 30% dopo il 1990, mentre la produzione economica pro capite è aumentata di un quarto. 

L’impatto positivo del commercio dipende fortemente dal contesto

L’impatto positivo del commercio sulle tre dimensioni di sviluppo sostenibile dipende fortemente dal contesto, in particolare dall’organizzazione delle istituzioni giuridiche e politiche del paese, dalla sicurezza giuridica, dalle infrastrutture, dai mercati finanziari, dal livello di formazione della popolazione, ecc. Esso dipende anche dal grado di integrazione locale degli investimenti delle imprese estere e dall’ampiezza delle loro interazioni con le imprese e i partner locali. Attraverso lo strumento della cooperazione internazionale, la Svizzera cerca di contribuire al miglioramento delle basi economiche, della formazione e delle infrastrutture nei paesi emergenti e in via di sviluppo. Sebbene abbia dato dei frutti, la cooperazione internazionale non è però in grado di cambiare sufficientemente una politica sbagliata nel contesto locale o modificare una ripartizione ingiusta dei guadagni di benessere locale. Ciò si applica anche al commercio internazionale e ai relativi accordi di libero scambio. Le riforme nell’ambito istituzionale devono provenire dall’interno, devono essere intraprese dai responsabili politici e rivendicate dalla popolazione locale del paese interessato. Questo processo è spesso complesso e difficile. Non per nulla l’obiettivo 16 di sviluppo sostenibile, che riguarda la promozione di istituzioni inclusive e dello stato di diritto, è considerato il più difficile da attuare.  

L’apertura di nuovi mercati ha un impatto sullo sviluppo sostenibile attraverso le catene causali

Per una valutazione globale dell'impatto del commercio sullo sviluppo sostenibile non è sufficiente concentrarsi sui singoli aspetti. Devono essere considerate anche le catene causali coinvolte. Ad esempio, la liberalizzazione del commercio può avere un impatto positivo su diversi OSS. Il grafico mostra l’esempio di un’industria svizzera che attua nella sua succursale all’estero un programma di promozione delle donne secondo le norme applicabili nella sede centrale contribuendo così alla realizzazione di vari obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU. 

Grafico 6

In quale momento e in che modo un effetto si manifesta è variabile. L’impatto può ad esempio essere negativo a breve termine, ma positivo a lungo termine. Lo si costata in particolare nei paesi africani: una parte della popolazione locale inizia a guadagnare meno dopo l’apertura del mercato, poiché non dispone ancora delle nuove competenze richieste. Tuttavia, poiché l'apertura del mercato influisce anche sull'offerta di formazione, questo cambia a lungo termine, in modo che anche i lavoratori locali possano beneficiare dei nuovi posti di lavoro.

Il commercio di servizi guadagna importanza in tutto il mondo

Il settore dei servizi svolge un ruolo molto importante nel contesto del commercio e dello sviluppo sostenibile. Nel 2018, la quota basata sul valore degli scambi di servizi sul totale del commercio globale era già del 22%. E le opportunità per la sostenibilità sono grandi: il commercio dei servizi promuove il trasferimento di conoscenze, richiede meno risorse naturali rispetto al commercio di merci, causa costi di trasporto ecologici minimi e quindi porta generalmente a un minore impatto ambientale. Consente ai paesi in via di sviluppo di integrarsi in catene di valore globali altamente redditizie e di creare posti di lavoro fortemente produttivi.

Innovazioni nel campo dello sviluppo sostenibile grazie alla digitalizzazione e al commercio 

L’innovazione permette di risolvere numerosi problemi di sostenibilità. L’innovazione viene introdotta da talenti ed imprese intelligenti, e non dallo Stato. Il commercio non consiste unicamente nel trasportare delle merci, dei servizi o degli investimenti in un altro paese, ma include anche lo scambio di idee, di esperienze, di nuove tecnologie e di conoscenze. Esso permette anche di stabilire nuovi contatti e reti transfrontaliere. La digitalizzazione diventa così un motore chiave dell’innovazione in ambito di sviluppo sostenibile e favorisce in maniera impressionante i trasferimenti di conoscenze a livello mondiale. Grazie a mercati aperti e alle libertà politiche, la società sarà in grado in futuro di realizzare progressi ancora più importanti nelle tre dimensioni dello sviluppo sostenibile. Ciò significa che le nuove invenzioni, come i frigoriferi più efficienti o la produzione di cemento a risparmio energetico, diventeranno realtà anche nei paesi in via di sviluppo o emergenti. Insieme alle istituzioni che vanno a vantaggio di tutti e ai giusti incentivi economici, come i brevetti, la digitalizzazione e il commercio offrono un incredibile potenziale come motore della sostenibilità.