# 1 / 2021
28.01.2021

Economia circolare: la posizione degli ambienti economici

Discussioni politiche sull’economia circolare

Programmi e misure nel mondo e nell’Unione europea

L'economia circolare non solo è sempre più in primo piano nella politica svizzera, ma anche a livello mondiale. Il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP), ad esempio, gestisce una piattaforma di circolarità  per promuovere modelli di consumo e produzione sostenibili. L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) gestisce anche il proprio progetto RE-CIRCLE, che mira a quantificare l'impatto delle misure di circolarità per sostenere i paesi membri dell'OCSE e le economie emergenti.

Nel 2015, la Commissione europea ha adottato un piano di azione atto ad accelerare la transizione dell’Europa verso un’economia circolare. Quest’ultimo comprendeva misure in vari settori (ad esempio consumo, produzione, gestione dei rifiuti o mercati di materie prime secondarie), che però erano per lo più riconducibili alla classica gestione dei rifiuti. Nel primo trimestre del 2020 è stato presentato un nuovo piano d'azione che farà parte dell'European Green Deal. Sulla base del piano d’azione 2015, il nuovo piano propone una serie di iniziative comprendenti tutto il «ciclo di vita dei prodotti». L’accento viene così posto sulla concezione dei prodotti, il modo con cui sono concepiti, la promozione dei processi economici circolari e quella del consumo sostenibile. L’obiettivo è di fare in modo che le risorse utilizzate restino il più a lungo possibile nell’economia dell’UE. La Commissione europea descrive il piano d’azione come pietra angolare dell'European Green Deal. Presentato dalla Commissione europea alla fine del 2019, il patto verde per l’Europa è un progetto per fare dell’Europa il primo continente climaticamente neutro entro il 2050, stimolando al contempo l’economia, migliorando la salute e la qualità di vita dei cittadini, preservando la natura e non lasciando da parte nessuno.

Sviluppi in Svizzera

Il principio dell’economia circolare non è un concetto nuovo in Svizzera. Secondo l’art. 73 della Costituzione «La Confederazione e i Cantoni operano a favore di un rapporto durevolmente equilibrato tra la natura, la sua capacità di rinnovamento e la sua utilizzazione da parte dell’uomo». Come già anticipato, il potenziale di riciclaggio è già stato ben sfruttato in passato. In occasione della sua seduta del 19 giugno 2020, il Consiglio federale ha però deciso di concentrarsi maggiormente sul miglioramento dell'efficienza delle risorse e sulla promozione dell'economia circolare in generale. Esso ha incaricato il Dipartimento dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e della comunicazione (DATEC) di presentare, entro la fine del 2022, delle proposte per un insieme di misure corrispondenti. L’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM) sta già elaborando una «strategia di prevenzione dei rifiuti», che dovrà essere approvata entro la fine del 2020. In questo contesto, la prevenzione dei rifiuti è definita come il «risultato dell’utilizzo efficiente e razionale delle risorse in tutta la catena di creazione di valore». L’obiettivo è quello di identificare gli approcci auspicabili per misure pubbliche e private, secondo il principio di sussidiarietà. L’attuazione concreta della strategia non è ancora stata definita.

Parallelamente, il tema dell’economia circolare è oggetto di approfondite discussioni in Parlamento. Nel settembre 2020, erano pendenti su questo tema oltre 40 mozioni parlamentari. Le rivendicazioni concernono la gestione di alcune categorie di rifiuti quali la plastica (cf. riquadro seguente), i rifiuti provenienti dai macelli o i filtri delle sigarette. Tuttavia, vi sono anche esigenze sistemiche nell’ambito dell’economia circolare, come l’allungamento della durata di vita degli apparecchi grazie a periodi di garanzia più lunghi, una migliore disponibilità dei pezzi di ricambio per i prodotti, l’indicazione della durata di vita minima sulle etichette o l’introduzione dell’inversione dell’onere della prova.

Il 20 maggio 2020, la Commissione dell’ambiente, della pianificazione del territorio e dell’energia del Consiglio nazionale (CAPTE-N) ha raggruppato in un’iniziativa della commissione diverse esigenze derivanti da alcune iniziative parlamentari su questo tema. Così facendo, la CAPTE persegue l'obiettivo generale di rendere il consumo più ecologico, chiudendo i cicli dei materiali e riducendo così in modo significativo l'inquinamento ambientale. Le modifiche della legge sulla protezione dell’ambiente devono permettere di creare le condizioni quadro per migliorare durevolmente l’efficienza delle risorse. La Commissione dell’ambiente del Consiglio degli Stati (CAPTE-S) sostiene l’iniziativa atta a rafforzare l’economia circolare lanciata dalla commissione omologa. Si è quindi deciso di istituire una sottocommissione per ulteriori consultazioni. Si tratta di esaminare in modo approfondito le varie preoccupazioni dell'iniziativa e, con il coinvolgimento dei settori interessati, redigere un progetto preliminare all'attenzione della commissione plenaria.

L’esempio della plastica

In Svizzera si utilizzano grossi quantitativi di materie plastiche – quasi un milione di tonnellate all’anno –, ciò che ha sollevato in questi ultimi anni dibattiti pubblici molto accesi. Le discussioni si concentrano su temi quali l’utilizzo dei sacchetti di plastica nel commercio al dettaglio, l’infiltrazione delle microplastiche nell’ecosistema terrestre o l’esigenza di un riciclaggio integrale della plastica. Tuttavia, la situazione della Svizzera in materia di plastiche richiede un approccio differenziato, come mostra la seguente analisi.

Situazione iniziale

Ogni anno vengono smaltite circa 780 000 tonnellate di materie plastiche. Dal momento che la Svizzera, contrariamente a numerosi altri paesi, non stocca più dal 2000 i suoi rifiuti combustibili presso le discariche, i rifiuti plastici devono essere oggetto di una valorizzazione materiale o energetica. Attualmente, oltre l’80% di questi rifiuti sono riciclati termicamente e materialmente negli impianti di incenerimento dei rifiuti domestici e un po’ più del 6% nei cementifici. Ogni anno in Svizzera vengono riciclate quasi 80 000 tonnellate di materie plastiche. L’UFAM ritiene che rimangono quasi 14 000 tonnellate di macro- e di microplastiche che finiscono nel suolo, nelle acque di superficie e nei loro sedimenti, in particolare sotto forma di microplastiche (particelle di una dimensione inferiore ai cinque millimetri).

Microplastiche

Si teme che le microplastiche possano avere effetti negativi sulla salute e sull'ambiente. Le maggiori fonti di microplastica sono l'abrasione e la decomposizione di prodotti plastici, in particolare pneumatici per auto, pellicole di plastica e altri prodotti del settore edile e agricolo. Tuttavia, uno studio dimostra che in Svizzera (come nel resto dell’Europa), non vi sia attualmente nessun pericolo, almeno per l’ambiente, poiché le concentrazioni di microplastiche effettivamente misurate nelle acque studiate fino ad oggi sono ben al di sotto dei valori soglia determinati dai ricercatori.

Raccolta separata dei rifiuti di plastica mista

L’introduzione di una raccolta separata obbligatoria in tutta la Svizzera è regolarmente oggetto di interventi parlamentari. Sempre più Comuni e imprese lanciano inoltre dei progetti individuali e vendono sacchi di raccolta per plastiche miste. I consumatori possono così raccogliere un numero maggiore di imballaggi in plastica. Tuttavia, l'aspettativa dell'utente a proposito della plastica mista raccolta in questo modo, ossia che venga riciclata e che i danni ambientali possano essere ridotti al minimo è solitamente sbagliata. Spesso il materiale raccolto è costituito da imballaggi di bassa qualità in materiali compositi, in modo che solo una piccola parte dei rifiuti di plastica può essere efficacemente riciclata [1], [2] . Dopo la cernita, la maggior parte potrebbe essere riciclata termicamente nei cementifici, riducendo così le emissioni di CO2 della Svizzera. Tuttavia, questi rifiuti di plastica vengono semplicemente trasportati agli impianti di incenerimento. Si percorrono così inutilmente chilometri di trasporto che potrebbero essere evitati.

Per le bottiglie in PET, esiste invece da molto tempo un sistema di raccolta separato che funziona bene e che permette un riciclaggio delle bottiglie. La raccolta di rifiuti plastici misti può comunque nuocere alla qualità del PET raccolto.
Una raccolta separata dei rifiuti plastici deve fornire un plusvalore ecologico ed essere economicamente redditizia. Per i sistemi di raccolta statali, i vantaggi devono sempre essere posti a confronto con i costi effettivi. Lo stesso non vale per le iniziative private, che non sono attuate se non hanno un effetto positivo.

Imballaggi

Gli imballaggi sono il tipo di utilizzo più corrente della plastica. Il pubblico è molto cosciente della problematica degli imballaggi, che sono spesso percepiti dai consumatori come inutili. 

In generale, l’imballaggio non rappresenta però che una piccola parte dell’impatto ambientale di un prodotto. Inoltre, i vantaggi degli imballaggi plastici sono nella maggior parte dei casi superiori all’inquinamento generato dalla loro fabbricazione e dal loro riciclaggio. La plastica combina numerose proprietà ricercate e utili: leggera, facile da modellare, non conduttiva, polivalente, ecc. E svolge così numerose funzioni, ad esempio per lo stoccaggio e il trasporto, la protezione e la conservazione, nonché per il dosaggio e la preparazione delle porzioni. Gli imballaggi in plastica permettono di conservare gli alimenti freschi più a lungo contribuendo così a ridurre il volume dei rifiuti alimentari. Inoltre, la plastica presenta una grande resistenza per un peso scarso, ciò che ha un effetto positivo sul peso del trasporto e dunque sul consumo di carburante.
 
Considerato come gli imballaggi siano in generale smaltiti correttamente in Svizzera (ad eccezione del «littering») e possano essere valorizzati termicamente o riciclati, soltanto una minima parte finisce nell’ambiente. Il Consiglio federale non ritiene attualmente opportuna una norma con valori limite percentuali per gli imballaggi in plastica. Allo stesso modo, non ha senso concentrarsi esclusivamente sul riciclaggio dei materiali e fissare obiettivi quantitativi in questo senso. Devono essere presi in considerazione anche tutti i flussi di energia e non è raro che il riciclo materiale-termico o anche solo termico sia superiore al massimo riciclo dei materiali. Il Consiglio federale non ritiene sensato obbligare i commercianti a sostituire i sacchetti di plastica con sacchetti compostabili. I sacchetti di plastica compostabili hanno un bilancio ecologico complessivo più povero rispetto ai sacchetti di plastica o di carta. Lo dimostra, tra l'altro, uno studio condotto dai Laboratori federali di prova e di ricerca sui materiali (Empa) nel 2014. 

Esistono però degli esempi in cui gli imballaggi possono essere evitati, ciò è sia ecologico che economico.