Quale servizio pubblico nell’era digitale?

Su ogni dispositivo natel o tablet si può oggi ascoltare la radio o guardare la televisione. Sempre più si utilizzano questi mezzi ovunque e non soltanto a casa. Per questo si prevede di sostituire il canone di ricezione attuale con un canone indipendente dall’apparecchio di ricezione, da riscuotere presso ogni famiglia e impresa. Non si riesce però a capire bene in quale ampiezza il servizio pubblico radiotelevisivo viene finanziato attraverso questa imposta.
​A seguito dei cambiamenti tecnologici, s’impone un adeguamento del sistema dei canoni, ormai obsoleto. Anche coloro che utilizzano l’offerta radiotelevisiva pubblica fuori casa e via Internet dovranno finanziare il servizio pubblico. Tuttavia, coloro che non ascoltano e non guardano le reti pubbliche saranno comunque tenuti a pagare la tassa proposta. Questo riguarda anche molte imprese. Il canone radiotelevisivo diventa così un prelievo obbligatorio senza contropartita diretta.

Questa nuova imposta sui media finanzierà un’offerta di servizio pubblico radiotelevisivo non ben definita. Il ruolo centrale di una copertura mediatica indipendente in una democrazia che funziona è incontestato. Grazie alla digitalizzazione, si dispone oggi di un numero abbondante di informazioni. Questo riduce la legittimità di un sistema di radiodiffusione finanziato pubblicamente. In questo contesto, è possibile semplicemente perpetuare le soluzioni messe in atto in passato? Prima di adottare un nuovo sistema di finanziamento, occorre condurre un dibattito sul servizio pubblico che lo Stato deve garantire nell’era multimediale.