Bild

NO deciso a un diktat verde

L’iniziativa popolare «Per un’economia sostenibile ed efficiente in materia di gestione delle risorse (Economia verde)» dei Verdi chiede di promuovere cicli dei materiali chiusi. Il Consiglio federale e il Parlamento respingono fermamente il progetto poiché ritengono gli obiettivi pressoché irrealizzabili. economiesuisse mette in guardia sulle gravi conseguenze che l’iniziativa avrebbe per l’economia e la società e si impegnerà affinché essa sia respinta.

I cittadini svizzeri saranno chiamati nel 2016 a pronunciarsi sull’iniziativa popolare «Economia verde». Il Consiglio nazionale ha respinto questo progetto con 128 voti contro 62 e il Consiglio degli Stati con 31 voti contro 13. Il Consiglio federale si era già chiaramente espresso: esso ritiene che gli obiettivi siano praticamente inattuabili senza restrizioni massicce.

Riduzione di almeno il 65% del consumo di risorse
Gli autori dell’iniziativa affrontano una questione importante, ma le misure proposte sono troppo estreme e radicali. L’iniziativa prevede per il 2050 la realizzazione dell’obiettivo di lungo termine ossia la riduzione dell’”impronta ecologica”. Per raggiungere questo ambizioso obiettivo, il consumo attuale delle risorse dovrebbe essere ridotto di almeno il 65%. La Confederazione, i cantoni e i comuni sarebbero costretti ad adottare delle misure, che restano da definire, per soddisfare le esigenze dell’iniziativa. Si parla di limitare il consumo, di vietare alcuni beni, di introdurre nuove prescrizioni di produzione e parecchie nuove tasse ecologiche. Inoltre, i diritti dei cantoni sarebbero limitati da un trasferimento di numerose competenze cantonali alla Confederazione.

Vincoli e messa sotto tutela invece di libera scelta e responsabilità individuale

Il diktat verde minaccia la prosperità e la qualità di vita
Uno sconvolgimento così radicale dell’economia e della società avrebbe conseguenze importanti. Restrizioni massicce sarebbero necessarie soprattutto nei settori della mobilità, dell’alimentazione e dell’alloggio. Secondo il Consiglio federale con le nuove prescrizioni e tasse ecologiche che incombono, «Le possibilità di consumo (delle famiglie) e i margini d’azione [delle imprese] sarebbero ridotti». Anche la crescita e la competitività delle imprese insediate in Svizzera sarebbero fortemente ostacolate, con conseguenze negative sul mercato del lavoro. Siccome la Svizzera e le sue attività economiche sono interconnesse a livello mondiale, l’iniziativa metterebbe in pericolo la nostra politica commerciale internazionale. Aggiungere delle sfide mentre la Svizzera è già alle prese con il franco forte e l’applicazione dell’iniziativa «contro l’immigrazione di massa» sarebbe irresponsabile.

Gestione efficiente delle risorse nell’interesse dell’economia
L’economia svizzera diventa sempre più «verde» - e questo senza interventi eccessivi da parte dello Stato. Le imprese svizzere figurano ogni anno in ottima posizione nelle varie graduatorie relative alla sostenibilità, come il Dow Jones Sustainability Index, che ricompensa i leader del settore e le imprese quotate in borsa più sostenibili, o la lista dei «100 Global» (secondo Forbes 2014 le 100 imprese più sostenibili). Nuove regolamentazioni non sono dunque necessarie per raggiungere un’economia più sostenibile. Il miglioramento della gestione delle risorse è una preoccupazione costante delle imprese, non fosse che a seguito della pressione sui costi alla quale sono confrontate. Bisogna anche tener conto del fatto che oltre la metà dell’inquinamento prodotto dal consumo svizzero è generato all’estero. Così i mezzi d’azione in Svizzera sono limitati. Sarebbe più efficace proseguire sulla via della responsabilità individuale e della cooperazione internazionale, piuttosto che mirare ad una messa sotto tutela e tendere ad una sorta di economia pianificata in Svizzera.