Choc monetario: e adesso?

L’economia è ancora sotto choc, dopo l’annuncio della BNS dello scorso 15 gennaio. In pochi minuti, il franco si è apprezzato del 20%. Le imprese erano assolutamente impreparate. Gli stock hanno improvvisamente perso valore e i produttori svizzeri sono diventati del 20% più cari per i clienti all’estero, con conseguenze drastiche.

​Prendiamo un’impresa industriale tipica, con circa 80 collaboratori, che esporta l’80% dei suoi prodotti e realizza un margine del 5%. Con la decisione della Banca nazionale svizzera di abolire il tasso di cambio minimo, questa PMI ha non solo perso completamente il proprio margine, ma rischia di subire perdite colossali. Ridurre i costi del 5% è un lavoro enorme. E se dovessero riuscirvi, le imprese raggiungerebbero semplicemente il punto zero: né utili, né perdite.
Le aziende esportatrici devono iniziare a digerire questo choc. Se è vero che l’economia mondiale cresce e che il dollaro tende al rialzo, numerose imprese si apprestano a vivere dei tempi molto difficili. Cosa può fare la politica per aiutarle? L’economia non ha bisogno di sovvenzioni. Essa ha per contro bisogno di buone condizioni quadro. Oggi però si costata che esiste un bisogno di ricupero dopo l’ultimo choc monetario del 2011: gli oneri (burocrazia, regolamentazione, tasse) hanno continuato ad aumentare invece che diminuire. Oggi ne paghiamo il prezzo.

La politica economica deve agire su tre fronti. Primo, lo Stato deve ridurre gli oneri. Le tasse e le imposte come pure gli oneri amministrativi devono diminuire ulteriormente e il margine di manovra imprenditoriale aumentare. Secondo, occorre evitare delle spese supplementari e sospendere momentaneamente altre tasse come l’aumento della RIC. E, terzo, è sempre utile ridurre il più possibile l’incertezza in materia di pianificazione, almeno nella politica economica. Di conseguenza, occorre mettere rapidamente in atto la terza riforma dell’imposizione delle imprese.